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Il lungo viaggio (nel tempo) di Dark e quella serie che parla a tutti noi

Dopo tre stagioni, lo show di Baran bo Odar e Jantje Friese chiude. Cosa resta? Un’esperienza unica…

Dark, il banner della stagione 3
Dark, il banner della stagione 3

MILANO – In principio la domanda era «In quale epoca?», poi si è trasformata in «In quale mondo?». Quello che può essere considerato un manifesto della fantascienza ha alzato esponenzialmente l’asta per il genere sci-fi attraverso una storia perfettamente diretta, straordinariamente ben scritta (e pianificata sin dal primo episodio) e con perfomance notevoli. Dark viaggia nel tempo in un arco di circa duecento anni, tra la Particella di Dio, una centrale nucleare, l’Apocalisse e la multidimensionalità. Così, la serie di tre stagioni creata da Baran bo Odar e Jantje Friese per Netflix, ambientata nella cittadina di Winden, è una storia corale che non solo gira attorno a più personaggi, ma anche a più epoche e più dimensioni, dove però tutto è sempre collegato.

Dark, la prima stagione
Dark, la prima stagione

Erroneamente considerata da molti, all’inizio, come una copia di Stranger Things, si è rivelata essere un viaggio esistenziale che tocca anche le sponde più nascoste della natura umana.
L’intera origine di Dark è l’amore di un padre per suo figlio, che nella disperata ricerca per riportarlo in vita crea inavvertitamente due nuovi mondi e un loop infinito, l’Apocalisse e una sofferenza senza fine. Per contro, l’amore di una madre per la figlia e il desiderio che continui a vivere è ciò che riesce a rompere quel loop e riallineare i mondi. L’amore che quei genitori nutrono per i propri figli ha l’abilità di creare e distruggere mondi, di fermare l’Apocalisse e di darle inizio, ed è la vera forza che guida gli eventi. Ma sono solo.

Dark, la seconda stagione
Dark, la seconda stagione

Perché tra il paradosso della predestinazione, quel Sic mundus creatus est che è la porta d’accesso a tutto, e l’arco sacrificale di Jonas e Martha per sfuggire al destino di diventare Adamo ed Eva, l’idea che sta alla base è l’orribile pensiero che il nostro destino sia già stato deciso e non c’è niente che possiamo fare per modificarlo. Persino i giovani protagonisti, nonostante gli sforzi per cambiare un passato che non può essere riscritto, non riescono ad alterare ciò che è destinato ad essere. Anche quando pensano di essere finalmente riusciti ad agire secondo la loro volontà, sono in realtà sempre guidati da un qualche potere superiore che gioca tra i due mondi. La folle domanda che tutti prima o poi ci poniamo sulla possibilità di cambiare qualcosa attraverso le nostre azioni sembra essere inutile e non avere importanza.

Dark, la terza stagione
Dark, la terza stagione

Dark si fa guardare con un morboso desiderio di arrivare fino alla fine ma anche uno straziante sentimento di fatalità che non lascia spazio a nessuna possibilità di riscatto. È una di quelle serie che lascia una forte impressione su chi guarda. Anche quando i protagonisti pensano di poter cambiare qualcosa, in realtà non stanno facendo niente. Tutto ciò che connette quei mondi e quelle dimensioni in cui è difficile tenere traccia di parentele e legami è predestinato e – soprattutto – collegato. La storia di Jonas, Martha, Noah e tutti gli abitanti di Winden parla agli spettatori, parla al loro passato e anche al futuro. «L’inizio è la fine, la fine è l’inizio». In mezzo, c’è il viaggio di tutti noi.

Qui potete vedere il trailer di Dark 3:

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