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Oscar 2019 | Il trionfo di Rami Malek, l’arresto di Netflix e la lunga polemica di Spike Lee

Bohemian Rhapsody si porta a casa quattro Oscar, ma gli Studios fermano l’avanzata di Netflix

«Magnifico-o-o-o». Rami Malek brinda all'Oscar.

MILANO – «Magnifico-o-o-o»: il vincitore si prende tutto, Rami Malek prolunga il miracolo infinito di Bohemian Rhapsody portandosi a casa quattro Oscar (su cinque nomination) e la Fox ringrazia: adesso grazie al trionfo del Dolby può anche puntare al miliardo di dollari di incasso, che non è più un miraggio. Insomma, per uno strano gioco del destino, proprio il film che doveva essere un flop annunciato dopo l’abbandono di Sacha Baron Cohen prima e di Bryan Singer poi, è invece il grande trionfatore della Notte degli Oscar, anche più di Roma, Netflix e Cuarón che si fermano un passo prima della vittoria finale, lasciando campo a Green Book.

King and Queen: Spike Lee e Regina King con i loro Oscar.

Molti gli spunti arrivati dal Dolby, innanzitutto proprio il caso Netflix: nonostante ormai i bookmakers lo dessero per sicuro vincitore, gli Studios hanno idealmente fatto blocco contro Roma e l’Oscar è tornato al cinema e finito a Green Book, in America distribuito da Universal, in Italia da Eagle, un onesto film old style di buoni sentimenti, anche se – e qui ha ragione Spike Lee, che ha protestato contro la vittoria del film di Peter Farrelly – a trent’anni da A spasso con Daisy siamo ancora lì. Sembra una vittoria come un’altra, ma è evidente che se Netflix e Cuarón avessero vinto anche la statuetta come miglior film qualcuno avrebbe dovuto fare i conti con una rivoluzione.

«Non bere troppo…». Bradley Cooper osserva Lady Gaga.

Doveva essere un’edizione a tutto volume e così è stata con Freddie Mercury improvvisamente diventato perfino un idolo dei millennials (!) e Lady Gaga a piangere su sogni e lotte davanti all’Oscar (indiscutibile) per Shallow. Nulla da dire su Olivia Colman per La favorita, anche se inizia a essere piuttosto crudele il giochino dell’Academy con Glenn Close: cosa deve fare per vincere un Oscar? Non si sa, certo pensare che lei a casa non abbia una statuetta e Christoph Waltz addirittura ne abbia due sul comodino fa pensare.

Olivia Colman con Frances McDormand al Dolby.

Così come fa pensare un’altra doppietta: che Mahershala Ali sia bravo, bravissimo, capace di sfumature e intensità affatto comuni lo sappiamo, ma due Oscar in due anni sembrano un po’ eccessivi, così come sembra eccessivo – ma l’onda era quella, si è capito – il premio a Rami Malek davanti a attori come Bale, Dafoe e Mortensen (ma pure la versione di Eddie Vedder di Bradley Cooper in A Star Is Born era notevole). Ma si sa, l’Oscar raramente va al più bravo (Kubrick ne sapeva qualcosa), l’Academy vive di momenti, di ondate e anche di casualità.

I quattro attori vincitori: Malek, Colman, Regina King e Mahershala Ali.

Inattaccabile l’Oscar a Spider-Man – Un nuovo universo, meno quello alla colonna sonora di Black Panther, che davanti aveva rivali molto superiori, e se la sceneggiatura non originale a Spike Lee fa finalmente giustizia dopo trent’anni e zero nomination, l’Oscar allo script a Green Book fa un l’ennesimo torto a un genio come Paul Schrader a First Reformed, che non è un film perfetto, ma poteva valere come scusa da parte dell’Academy per aver sistematicamente ignorato un uomo che scrive cinema come pochi altri.

Una scenografica Lady Gaga con l’Oscar per la miglior canzone.

Alla fine si è scoperto che l’Oscar non ha nemmeno bisogno di un conduttore, che lo show va avanti sempre e comunque, anche se – va ammesso – il fascino dell’Academy sta perdendo colpi e non è certo inseguendo blockbuster, cinecomics o Netflix (la nomination alla sceneggiatura non originale ai Coen era ridicola) che recupererà punti, ma forse semplicemente tentando di essere meno prevedibile e tornando a respirare cinema (ma sicuri che Il primo uomo qui non meritasse proprio?) le cose cambieranno. E già si punta all’edizione 2020, quella in cui Frozen 2 vincerà come film d’animazione, Tarantino sarà protagonista con C’era una volta a Hollywood e Scorsese prenderà 10 nomination per The Irishman, ancora una volta targato Netflix. E la storia si ripete…

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