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Mohammad Rasoulof: «Io, Il Seme del Fico Sacro, Cecilia Sala e la fine del regime»

Il carcere di Evin, l’Iran, il futuro che può cancellare il passato: Il regista iraniano racconta il film

Mohammad Rasoulof racconta Il seme del fico sacro, al cinema dal 20 febbraio con BiM Distribuzione e Lucky Red
Mohammad Rasoulof racconta Il seme del fico sacro, al cinema dal 20 febbraio con BiM Distribuzione e Lucky Red

ROMA – Iman, un giudice istruttore presso la Corte Rivoluzionaria di Teheran, lotta contro la sfiducia e la paranoia mentre le proteste politiche a livello nazionale si intensificano e la sua pistola scompare misteriosamente. Sospettando il coinvolgimento della moglie Najmeh e delle figlie Rezvan e Sana, impone misure drastiche in patria, causando un aumento delle tensioni. Passo dopo passo, le norme sociali e le regole della vita familiare vengono sospese. Il Seme del Fico Sacro, un film di Mohammad Rasoulof con protagonisti Setareh Maleki, Mahsa Rostami, Soheila Golestani e Missagh Zareh.

Il Seme del Fico Sacro di Mohammad Rasoulof: Dal 20 febbraio al cinema con BiM Distribuzione e Lucky Red
Il Seme del Fico Sacro di Mohammad Rasoulof: Dal 20 febbraio al cinema con BiM Distribuzione e Lucky Red

Vincitore del Premio Speciale della Giuria a Cannes 77 – e presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Best Of – Il Seme del Fico Sacro arriverà nelle sale italiane con BiM Distribuzione e Lucky Red a partire dal 20 febbraio. In un incontro riservato alla stampa il regista iraniano ne ha raccontato la realizzazione parlando di Rivoluzione Islamica, del processo – l’ennesimo – che lui e gli altri membri del cast dovranno affrontare, del caso Cecilia Sala e delle difficoltà da affrontare nella prigione di Evin, e una profezia sulla fine del regime islamico, ma non solo…

Una locandina originale del film di Mohammad Rasoulof
Una locandina originale del film di Mohammad Rasoulof

IL SEME DEL FICO SACRO, OGGI – «Gli ultimi quarantasette anni della Repubblica Islamica sono pieni di eventi difficili che non sono ancora stati raccontati. Per esempio durante le prime decadi sono state giustiziate migliaia di persone e finora nemmeno un regista iraniano ha potuto farci un film. C’è questo passato, pieno di storie affascinanti, che vanno raccontate e che è possibile raccontare. Circa cinque anni fa, in Iran, in un periodo in cui non avevo nemmeno un passaporto in mano e sembrava impossibile andare a filmare per strada, ho pensato di realizzare un film basato su degli archivi usando l’animazione. In un mondo interconnesso come questo, però, c’è un’intera generazione di artisti iraniani in esilio da quarantasei anni che riesce ad avere un legame con la vita, il vissuto odierno con la gente comune in Iran, sia a livello globale».

Soheila Golestani e Mahsa Rostami in un momento del film
Soheila Golestani e Mahsa Rostami in un momento del film

IL FUTURO – «Ho già tre sceneggiature in mano, pronte, però, siccome da quando ho lasciato l’Iran ho viaggiato non-stop con Il Seme del Fico Sacro – e probabilmente accadrà ancora per un altro paio di mesi – non sono ancora riuscito a fermarmi e a capire (bene) da quale iniziare. Tra i membri del cast l’unica attualmente in Iran è Soheila Golestani, l’attrice che interpreta la madre. Lei ha già passato del tempo in prigione, durante i primi mesi della Rivolta innescata dal movimento Donna, Vita e Libertà, perché ha pubblicato sui social un video divenuto virale. Siamo stati fortunati che abbia accettato di prendere parte al film. Tutti gli altri sono riusciti a lasciare il paese – alcuni clandestinamente e altri no – ma tutta la crew è in Iran è attualmente c’è un processo giudiziario in corso nei nostri confronti – alcuni (come me) verranno giudicati in contumacia – con l’accusa di propaganda contro il regime, attentati contro la sicurezza pubblica, e di diffusione di prostituzione e corruzione sulla Terra».

Un estratto dalla locandina ufficiale di Il Seme del Fico Sacro
Un estratto dalla locandina ufficiale di Il Seme del Fico Sacro

CECILIA SALA – «Vorrei ringraziare Cecilia Sala, in quanto giornalista, per aver scelto di prendersi il rischio di andare in Iran per poter vedere da vicino quale sia la condizione in cui vivono le donne iraniane in questo periodo. Io ho passato due periodi differenti nella prigione di Evin e quindi posso ben immaginare che esperienza difficile sia stata per lei – e può esserlo di più in quanto cittadina europea – perché io sono nato e cresciuto in Iran, sono preparato a combattere con le difficoltà con cui ci confrontiamo tutti i giorni. Ho provato a riflettere su tutto ciò che avviene a Evin, nelle condizioni della famiglia che ho ritratto in Il Seme del Fico Sacro, in tutte le dinamiche familiari aizzate ci sono le mie esperienze di prigione che ho cercato di portare a un pubblico più ampio».

Mahsa Rostami in un momento del film
Mahsa Rostami in un momento del film

CITIZEN JOURNALISM, LA SPERANZA – «Come immagino saprete, fare il giornalista in Iran è difficile. Non è permesso documentare le proteste, le manifestazioni, per cui sono gli stessi manifestanti a farlo – è il citizen journalism – e poi mandano e condividono questi documenti sui social media, per informarsi ma soprattutto per informare il Mondo di quanto sta accadendo. Ero in prigione da vari mesi quando è iniziato il movimento Donna, Vita e Libertà per via di film precedenti e quindi provare a seguire ciò che stava succedendo dalle mura del carcere è stata un’esperienza abbastanza particolare. Li ho recuperati tutti, appena uscito. L’ho girato clandestinamente Il Seme del Fico Sacro, e da qui la grande domanda: come ricreare le scene di protesta in un film realizzato così e ambientato tutto in un appartamento? Mi sembrava importante riconoscere il ruolo dei social nel rendere più forti e coesi gli attivisti della Rivoluzione Islamica e dare loro coraggio e speranza nello scendere in piazza. In un mondo ideale, dove queste scene fossero state ricreate in studio, avrebbero mai la stessa forza delle immagini in presa diretta? Della cruda forza della verità? Così son voluto passare dalla realtà vera al documentario».

Setareh Maleki in un momento di Il Seme del Fico Sacro
Setareh Maleki in un momento di Il Seme del Fico Sacro

IL FUTURO DELL’IRAN – «No, non passa dalla violenza il futuro del mio paese, che la liberazione passi dalla violenza, la caratteristica più importante della protesta delle donne in Iran è che rigetta qualsiasi forma di violenza. Al tempo stesso, però, se c’è violenza nel climax de Il Seme del Fico Sacro è perché generata dal regime stesso. Io interpreto il finale come il regime che si autoseppellisce, che sprofonda in una tomba che s’è scavato da solo. Questo regime sprofonderà, annegherà nella propria tomba. Un recente fatto di cronaca, in Iran – riportato perfino dalla Repubblica Islamica (quindi da prendere con le pinze) – è che due dei più famosi (o per meglio dire infami) giudici iraniani che hanno condannato tantissima gente alla morte attraverso delle condanne collettive – dei veri e propri boia –  sono stati uccisi da un ufficiale di basso rango a colpi di pistola. Se è andata proprio così significa che chi semina violenza si ritrova avvolto in un tifone di propria creazione: Chi semina vento raccoglie tempesta!».

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