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Il Seme del Fico Sacro | Mohammad Rasoulof, l’Iran, la vita e le libertà negate

Il film rivelazione di Cannes 77 arriverà dal 20 febbraio al cinema con BiM Distribuzione e Lucky Red

Mahsa Rostami in un momento di Il Seme del Fico Sacro di Mohammad Rasoulof. Dal 20 febbraio in sala con BiM Distribuzione e Lucky Red
Mahsa Rostami in un momento di Il Seme del Fico Sacro di Mohammad Rasoulof. Dal 20 febbraio in sala con BiM Distribuzione e Lucky Red

ROMA – Iman, un giudice istruttore presso la Corte Rivoluzionaria di Teheran, lotta contro la sfiducia e la paranoia mentre le proteste politiche a livello nazionale si intensificano e la sua pistola scompare misteriosamente. Sospettando il coinvolgimento della moglie Najmeh e delle figlie Rezvan e Sana, impone misure drastiche in patria, causando un aumento delle tensioni. Passo dopo passo, le norme sociali e le regole della vita familiare vengono sospese. Il Seme del Fico Sacro, un film di Mohammad Rasoulof con protagonisti Setareh Maleki, Mahsa Rostami, Soheila Golestani e Missagh Zareh. Vincitore del Premio Speciale della Giuria a Cannes 77, il film, presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Best Of, arriverà nelle sale italiane con BiM Distribuzione e Lucky Red a partire dal 20 febbraio.

Una locandina originale del film di Mohammad Rasoulof
Una locandina originale del film di Mohammad Rasoulof

Una storia dalle mille storie quella di Il Seme del Fico Sacro, a partire dal regista, il cinquantunenne Mohammad Rasoulof, storica vittima della repressione culturale iraniana. Nel 2010, infatti, fu arrestato assieme al collega Jafar Panahi – con cui stava girando un documentario sulle protese che seguirono alla rielezione di Mahmud Ahmadinejad alla Presidenza dell’Iran – con l’accusa di fare propaganda anti-governativa. Nel 2011 fu quindi condannato a sei anni di carcere e al divieto informale di realizzare film per vent’anni. Ma non si è fermato mai Rasoulof. Ha continuato a realizzare film in clandestinità e con risultati straordinari: Au Revoir, Manuscripts Don’t Burn, A Man of Integrity, tutti celebrati a Cannes da critica, pubblico e giuria. E poi Il male non esiste, Orso d’Oro alla Berlinale 70, dove andò la figlia Baran a ritirare il premio in sua vece.

Il Seme del Fico Sacro di Mohammad Rasoulof: Dal 20 febbraio al cinema con BiM Distribuzione e Lucky Red
Il Seme del Fico Sacro di Mohammad Rasoulof: Dal 20 febbraio al cinema con BiM Distribuzione e Lucky Red

Questo ci porta proprio a Il Seme del Fico Sacro. Nel luglio 2022, infatti, Rasoulof fu arrestato dopo aver criticato la repressione del governo sui manifestanti nella città sud-occidentale di Abadan a seguito del crollo mortale di un edificio. Rilasciato nel febbraio 2023 per motivi di salute, Rasoulof fu poi graziato e condannato a un anno di prigione e al divieto di lasciare l’Iran sempre con l’accusa di aver fatto propaganda anti-governativa attraverso i suoi film. Chiaro quindi come la sua presenza a Cannes 77 abbia assunto, a questo punto, i contorni di qualcosa che è da intendersi come molto più di una semplice partecipazione. Perché per essere lì, sul red carpet, con in mano le foto di Golestani e Zareh – entrambi impossibilitati a lasciare l’Iran – Rasoulof ha fatto tutto il possibile per esserci, l’umano e il disumano.

Soheila Golestani e Mahsa Rostami in un momento del film
Soheila Golestani e Mahsa Rostami in un momento del film

Dopo l’annuncio della presenza di Il Seme del Fico Sacro nella selezione ufficiale di Cannes 77, le autorità iraniane interrogarono cast e troupe intimando loro di non lasciare il paese. L’obiettivo era di mettere pressione alla persone vicine a Rasoulof, in modo che demordesse dall’idea di partire. Non lo fece. In tutta risposta le autorità iraniane condannarono nuovamente il regista a otto anni di prigione (di cui cinque applicabili), alla fustigazione, a una multa e alla confisca dei suoi beni. Credete che tutto questo l’abbia fermato? No di certo. Perché Rasoulof è comunque partito in clandestinità con alcuni suoi collaboratori, viaggiando a piedi tra villaggi di confine, sino ad arrivare ad un consolato tedesco che lo ha identificato usando le sue impronte digitali per poi rilasciargli un visto temporaneo con cui recarsi in Germania (e da lì in Francia).

Un estratto dalla locandina ufficiale di Il Seme del Fico Sacro
Un estratto dalla locandina ufficiale di Il Seme del Fico Sacro

Un viaggio di ventotto giorni infernali da lui descritto come: «Estenuante, lungo, complicato e angosciante». ma di gioia, perché a Cannes, premio a parte (e sarebbe stata un’importante Palma d’oro nda), è stato accolto con l’affetto che si riserva agli uomini che vivono di coraggio, onore e di purezza d’animo. «Siamo particolarmente commossi di accoglierlo qui come regista con il suo film. La nostra gioia sarà quella di tutti gli iraniani amanti della libertà. Cannes esprime il suo sostegno a tutti gli artisti che, nel mondo, subiscono violenze e ritorsioni nell’espressione della loro arte» ha dichiarato il direttore artistico Thierry Frémaux in merito. Quindi Il Seme del Fico Sacro e il senso del suo titolo. Il fico sacro è una particolare specie di fico tipica del territorio iraniano che si diffonde avvolgendosi attorno a un altro albero per poi, alla fine, strangolarlo.

Mahsa Rostami in un momento del film
Mahsa Rostami in un momento del film

Evidente il rimando al regime teocratico in Iran, con le sue disposizioni limitanti della vita degli individui e i diritti negati (istruzione, cure mediche, assemblea e libera circolazione) a chi si oppone alla propaganda di regime dei mullah. L’ordine di Dio che si traduce nella legge dell’uomo (la Shari’a) che strangola gli oppositori – ma più le oppositrici – che vivono al grido di «Donne, vita e libertà». Ma non solo, perché nella fattispecie narrativa di Il Seme del Fico Sacro, è alle dinamiche familiari del patriarca, il giudice istruttore Iman (un ora paterno ora terrorizzante Zareh), con la moglie Najmeh e le figlie Rezvan e Sana, che il colorito titolo va a riferirsi. La pistola scomparsa in ambiente familiare è il perfetto pretesto narrativo per Rasoulof per raccontare della differenza che c’è tra controllo e veglia, obbligo e devozione.

Setareh Maleki in un momento di Il Seme del Fico Sacro
Setareh Maleki in un momento di Il Seme del Fico Sacro

Quello di Rasoulof, infatti, è un poema di dolore e odio dalle immagini crude, senza filtri e censure, che racconta di libertà violate e diritti negati, di ideologia, manipolazione delle informazioni e sua opposizione. Ma soprattutto di vita, di libertà, del passato e del presente dell’Iran, e di quella presa di coscienza necessaria per poter essere promotori di un cambiamento rivoluzionario: essere umani in un mondo depersonalizzato. Un film, Il Seme del Fico Sacro, che a noi arriva come testimonianza vivida di un mondo solo apparentemente lontano, ma che invece è qui, è vicino, ci guarda in faccia nelle sue immagini di orrore e morte. Quindi universale, infinito, eterno. Un film straordinario, importante, e che resta dentro a visione ultimata. Da vedere a ogni costo.

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