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Un’altra voce | Dietro le quinte del doppiaggio di Imprevisti Digitali

Le parole, il significato, le traduzioni: intervista a Monica Pariante, direttrice del doppiaggio del film

Denis Podalydès in una scena di Imprevisti Digitali.
Freshly Popped

MILANO – Per cambiare punto di vista, per raccontare un film da un’altra angolazione, per capire un grande lavoro che spesso non viene raccontato: Imprevisti Digitali, appena uscito in sala grazie a Officine Ubu (qui trovate il nostro speciale Hot Corn Weekly), è una commedia deliziosa (e anche piuttosto feroce) sull’era digitale e su come stia completamente cambiando la nostra vita. Per raccontarvelo, abbiamo chiesto a Monica Pariante – attrice, doppiatrice, dialoghista nonché direttrice del doppiaggio italiano del film – di spiegarci come e quanto è stato difficile adattare in italiano il film diretto da Delepine e Kervern.

Monica Pariante, direttrice del doppiaggio di Imprevisti Digitali.

Partiamo dall’inizio: quanto è stato difficile adattare Imprevisti Digitali alla lingua italiana? «Diciamo che, nella traduzione “letterale” parecchie cose perdevano di significato o di verve, quindi, proprio per poter restituire lo spirito del film, adattarlo ha richiesto un certo sforzo creativo, non era possibile tradurre letteralmente e sperare che rimanesse il senso della pellicola».

Quali sono stati i momenti più complicati? E per quale motivo linguistico in particolare? «No, in realtà non citerei un momento in particolare, quanto la resa generale del film, che richiede cura in ogni singola battuta, ogni singolo minuto va curato nel doppiaggio».

Una scena di Imprevisti Digitali, appena uscito in sala con Officine Ubu.

Si parla spesso del doppiaggio e di quello che va perso dalla versione originale a quella doppiata, ma non si dice che spesso succede il contrario. Quanto può valorizzare un film un buon doppiaggio? «Se ne parla spesso e personalmente trovo un po’ ridicola questa “demonizzazione” del doppiaggio che è un lavoro complicato nel quale cerchiamo di mettere il cuore e l’esperienza. Noi offriamo un’opzione, poi se uno è in grado di leggersi Dostoevskij in russo, è meglio che faccia così. Migliorare o peggiorare un lavoro dipende dai singoli casi. Più che altro si cerca di rendere giustizia all’opera».

Blanche Gardin in Imprevisti Digitali.

Quanto sono cambiati i tempi per il doppiaggio? Si sta attraversando una crisi anche nel settore? «Si sono sveltiti. Troppo. Io ho una mia società, la CAD, dove per fortuna tutti siamo sulla stessa lunghezza d’onda e amiamo questo lavoro, quindi preferiamo mettere davvero i soldi del budget sul prodotto piuttosto che straguadagnarci. A volte ci perdiamo. Quanto alla crisi, purtroppo è seria: all’estero molti set sono fermi e se loro non girano noi non doppiamo…».

Marcia Gay Harden in Detachment, in cui era doppiata da Monica Pariante.

Da doppiatrice: qual è stato il tuo film preferito da doppiare? «Due film che ricordo con grande divertimento: Travolti dalla cicogna, in cui ho doppiato Josiane Balasko, diretta da Cristina Boraschi e Nonni alla riscossa in cui ho doppiato Bette Midler, diretta da Ida Sansone. Poi ho un amore particolare per un bellissimo film di Officine Ubu, Detachment – Il distacco, in cui ho doppiato Marcia Gay Harden. Ma anche in Imprevisti digitali devo dire è stato stimolante lavorare con colleghi deliziosi come Tiziana Avarista, Pasquale Anselmo e Flavio Aquilone».

  • Imprevisti Digitali, leggete lo speciale Hot Corn Weekly
  • Qui il trailer italiano del film:

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