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Il Treno dei Bambini | Serena Rossi, Barbara Ronchi, l’amore e il viaggio della vita

Gli anni Quaranta, i treni della felicità, Stefano Accorsi, Viola Ardone: Dal 4 dicembre su Netflix

Una scena di Il treno dei bambini di Cristina Comencini: Dal 4 dicembre su Netflix
Una scena di Il treno dei bambini di Cristina Comencini: Dal 4 dicembre su Netflix

ROMA – 1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da Napoli e da sua madre Antonietta. Il suo mondo, fatto di strada e povertà, però sta per cambiare. A bordo di uno dei Treni della Felicità passerà l’inverno al Nord, dove una giovane donna, Derna, lo accoglierà e si prenderà cura di lui. Accanto a lei, Amerigo acquista una consapevolezza che lo porta ad una scelta dolorosa che cambierà per sempre la sua vita. Gli serviranno molti anni per scoprire la verità. Con protagonisti Stefano Accorsi, Serena Rossi, Barbara Ronchi, Christian Cervone, Francesco Di Leva, Antonia Truppo e Monica Nappo, ecco Il treno dei bambini di Cristina Comencini. Il film, tratto dall’omonimo romanzo del 2019 di Viola Ardone (Einaudi Editore) e presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, è in arrivo su Netflix a partire dal 4 dicembre.

Serena Rossi in un momento del film
Serena Rossi in un momento del film

Intanto una premessa. La narrazione, nella sua doppia vita letteraria (prima) e cinematografica (dopo), de Il treno dei bambini è ispirata a fatti reali. I cosiddetti Treni della Felicità. Un’iniziativa solidaristica promossa dal PCI – Partito Comunista Italiano nel Secondo Dopoguerra nata dalla necessità di mettere in salvo – e dare dignità – a quelle famiglie del Sud Italia già in condizioni indigenti prima del Conflitto ma che dopo di esso si ritrovarono in condizioni ancora più povere. Nel 1945, all’indomani della fine della guerra, l’Italia era un paese totalmente distrutto. In emergenza, a pezzi ma in ricostruzione, umana oltre che materiale. A pagarne le spese furono soprattutto i più piccoli che subirono la distruzione e la scarsità di beni di prima necessità. Non c’era formazione né divertimento o spensieratezza, solo il saper cogliere l’occasione giusta tra fame nera e mezzi di fortuna.

Christian Cervone in una scena di Il treno dei bambini
Christian Cervone in una scena di Il treno dei bambini

Quindi i Treni della Felicità, iniziativa messa in modo a livello pratico e materiale dalle donne dell’UDI – Unione Donne in Italia – e in particolare da Teresa Noce, Daria Malaguzzi Valeri e Dina Ermini – con l’obiettivo di trasferire centinaia di migliaia di bambini. Dalla fine dell’inverno del 1945 a quello del 1948, le cifre dicono che più di 20.000 minori del Sud Italia furono accolti in famiglie affidatarie di Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Umbria. E questo ci porta proprio al cuore del film. Perché Il treno dei bambini vede la Comencini restituirci in pieno la criticità di quel periodo storico in immagini pure. Iconografie di vita semplice e povera ma comunque libera, che scorrono davanti allo spettatore attraverso gli occhi del piccolo Amerigo (ma che bravo Cervone!). Da Sud a Nord (e ritorno), infatti, Amerigo capisce come la povertà non è la normalità ma l’eccezione.

Barbara Ronchi in una scena del film
Barbara Ronchi in una scena del film

Si può vivere bene e in maniera giusta e dignitosa. Si può sognare. Si può provare, a un certo punto, a coltivare un talento e provare a vivere di passioni. Si può perfino essere formati e avere un’ideologia. Ci si può permettere anche di giocare a volte, o sperare di essere così fortunati da amare ed essere amati. È un’epica semplice quella che la Comencini costruisce nel concatenamento armonico di immagini, ma anche struggente, generosa, e che entra sottopelle per le tematiche trattate. Perché tra Antonietta e Derna, tra la Rossi e la Ronchi, c’è la lezione de Il treno dei bambini. Una lezione di vita e di portata universale che tutti, a un certo punto del proprio cammino identitario, imparano sulla propria pelle: a volte chi ti ama di più è chi ti lascia andare, non chi ti trattiene…

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