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Ìfé e quel film coraggioso (e necessario) che racconta l’omosessualità in Nigeria

Due donne e un Paese che punisce con il carcere: ecco perché il film di Uyai Ikpe-Etim è importante

Ìfé
Una storia d'amore proibita: Ìfé

MILANO – Siamo abituati a vedere sul grande schermo relazioni omosessuali e lesbiche che provengono dall’Occidente, principalmente Hollywood e qualche bella mina vagante in Europa, dove, per quanto i pregiudizi esistano ancora, il pensiero comune è più positivo. Ma conosciamo poco di altre realtà, dove queste storie sono purtroppo ancora un taboo. Una, ce l’ha fatta conoscere Some Prefer Cake, il festival di cinema lesbico di Bologna che presenta una ricca rassegna tra lungometraggi, documentari e corti, con l’anteprima italiana di Ìfé.

Ìfé
Cindy Amadi e Uzoamaka Aniunoh sono Ìfé e Adaora in Ìfé

Quattro donne ruotano attorno a questo film che assume un significato speciale: Pamela Adie, scrittrice e produttrice, la regista Uyai Ikpe-Etim e le attrici Cindy Amadi e Uzoamaka Aniunoh. Alle spalle, Nollywood. L’industria cinematografica della Nigeria, così sconosciuta da noi, con le sue regole e i suoi divieti. Cindy e Uzoamaka sono Ìfé e Adaora, due giovani ragazze che si ritrovano a casa di Ìfé per un appuntamento. Quella che doveva essere una serata per conoscersi diventa un appuntamento di tre giorni dove tra scambi di baci, carezze e parole, sembra che per le due possa intravedersi in lontananza un futuro.

Una scena di Ìfé

Abbracciate sul letto, o sul divano, le due parlano delle loro vite e delle loro famiglie, delle madri che fanno pressione affinché sposino un uomo, dei loro sogni e delle loro speranze. Ma alla fine di quei idilliaci giorni, la realtà si abbatte prepotente su di loro: la realtà che l’omosessualità, in Nigeria, non solo è proibita dalla società e dalle leggi, ma è anche punita con la prigione. E Adaora quel fine settimana dovrà sposare un uomo, per assicurarsi una vita che non sia di torture e sofferenza. E Ìfé soffre perché aveva veramente creduto che la loro storia potesse funzionare, più spavalda e impulsiva dell’altra di fronte alla minaccia del carcere.

Una foto dal set di Ìfé

Ma la storia di Ìfé non è finita qui, perché dietro lo schermo e la macchina da presa aleggia la censura di Nollywood. Uscito in patria nell’ottobre 2020, il film – il primo film lesbico nella storia del paese! – è stato infatti prima censurato e poi condannato, la produttrice e la regista che ora rischiano ben 14 anni di carcere per aver semplicemente raccontato una storia di emozioni umane. Non solo, ma dopo il caso Ìfé, la National Film and Video Censor Board ha anche emesso avvertimenti e minacce affermando che avrebbe tenuto d’occhio i registi e filmmaker che avessero realizzato storie LGBTQ.

Ìfé
Mostrare l’omosessualità in Nigeria: Ìfé

È una parola un po’ sfruttata, ma se davvero ci sono film “necessari”, sono quelli come Ìfé. Quei film che sì, denunciano certe condizioni, ma lo fanno nascondendosi dietro una storia a cui in tanti si possono relazionare: l’imbarazzo del primo appuntamento, la fase da luna di miele di una coppia, i litigi. E alla fine rimane una riflessione, anche piccola, su tutto ciò che quella storia ha comportato e comporterà, tutti i non detti che messi insieme formano un grande quadro che ci fa capire come vanno le cose in un determinato posto. L’importante alla fine è questo: continuare a parlarne e raccontarne. Nonostante tutto.

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Qui potete vedere il trailer di Ìfé:

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