ROMA – «La reference che sento più vicina è Natalie Portman in Léon: dal caschetto al suo personaggio molto più piccolo di quello di Jean Reno. Un figura maschile di 1 metro e 93 e io minuscola accanto al lui che lottiamo insieme! In questo film si vuole raccontare l’unione tra questi due personaggi che si proteggono l’un l’altro. Sono spinti da un profondo senso d’amore che poi li spinge a fare quello che fanno…». Ginevra Francesconi racconta a Hot Corn la sua esperienza sul set de Il mio nome è vendetta, revenge movie targato Netflix e diretto da Cosimo Gomez in cui condivide il set con un inedito Alessandro Gassmann nei panni di un ex sicario della criminalità organizzata che ha nascosto il suo oscuro passato alla figlia. Ma un brutale evento scatenerà un regolamento di conti covato per quasi vent’anni. Abbiamo incontrato via Zoom l’attrice per parlare dei temi del film, di violenza verbale e fisica, di riferimenti cinematografici, della fiducia di Cosimo Gomez e di quel senso di responsabilità che l’ha accompagnata per tutta la durata della lavorazione…
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La video intervista a Ginevra Francesconi è a cura di Manuela Santacatterina:
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