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Da Pinocchio a Bruno Fioretti: come (ri)scoprire Gigi Proietti in digitale

Da Febbre da Cavallo al doppiaggio: un one man show instancabile, ironico, cinico e commovente

gigi proietti

ROMA – “Son contento di morire, ma mi dispiace. Mi dispiace di morire, ma son contento”. Uno dei versi di Ho detto al Sole di Ettore Petrolini. La cantava Gigi Proietti con quel sorriso beffardo che sembra di vedere anche ora che ci ha lasciati. Se ne va il giorno del suo ottantesimo compleanno, quel 2 novembre su cui ha sempre scherzato – «Che dobbiamo fa’? La data è quella che è…» – e che ci ha fatto svegliare in una Roma grigia, senza sole. Attore, doppiatore, comico, drammaturgo, regista, cantante, direttore artistico e chi più ne ha più ne metta. Gigi Proietti è stato il cuore di una città che ha arricchito di cultura. Un esempio su tutti? Sua è stata l’idea di portare il Globe Theatre a Villa Borghese facendo risuonare le battute di Shakespeare nella città eterna e avvicinando, negli anni, migliaia di persone al teatro.

Gigi Proeitti e Vittorio Gassman

Svogliato studente di Giurisprudenza trovò la sua vocazione proprio grazie al teatro dell’università. E da lì non si è più fermato. Tanta gavetta e un’occasione: sostituire Domenico Modugno in Alleluja brava gente affiancando un monumento nazionale come Renato Rascel. Da lì un’ascesa fatta di cinema, tv e teatro. Gigi Proietti ha saputo unire l’alto e il basso, i raffinato e il popolare incarnando al meglio l’espressione di artista completo. Poteva passare dal doppiare Gatto Silvestro e il genio della lampada in Aladdin al dividere il set con Carmelo Bene, vestire i panni del Maresciallo Rocca o calcare le assi del palcoscenico per ore. Da solo. Un one man show instancabile, ironico, cinico, buffo e commovente.

gigi proietti
Gigi Proietti è Mangiafuoco

Il bagaglio artistico che ci lascia è colmo di opere, personaggi, battute, canzoni. E tutti conserviamo un ricordo. Ma, per mere ragioni anagrafiche, c’è una generazione che di Gigi Proietti sa poco o nulla. Ecco che il digitale diventa così un prezioso alleato per ricordare e far scoprire il suo genio istrionico. Ci ha pensato CHILI con una vetrina speciale che racchiude la sua carriera. L’ultima volta sul set è stata nei panni di Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone e ancor prima aveva prestato la sua voce a Enzo, golden retriver protagonista di Attraverso i miei occhi. Lui che negli anni, grazie alla magia del cinema, era stato – solo per citarne alcuni – Marlo Brando, Dustin Hoffman, Kirk Douglas, Robert De Niro e Ian McKellen.

gigi proietti
Una scena di Febbre da Cavallo

E poi ancora Alessandro Gassmann che l’ha voluto per Il Premio. Qui Proietti interpreta uno scrittore insignito del Premio Nobel che parte alla volta di Stoccolma in quello che diventerà in viaggio on the road fatto di ricordi e sorprese. La commedia amarcord Tutti al mare con Marco Giallini e Libero De Rienzo ispirata a Casotto del 1977 in cui lo stesso Proietti venne diretto da Sergio Citti. Ma è inutile girarci intorno. Il ruolo che l’ha consacrato a mito assoluto è quello di Bruno “Mandrake” Fioretti, l’indossatore e aspirante attore con la passione per le scommesse ittiche protagonista di Febbre da cavallo di Steno. Un personaggio che ci ha regalato battute ed espressioni entrate nel linguaggio quotidiano che riprenderà nel sequel del 2004 diretto da Carlo Vanzina, Febbre da Cavallo – La Mandrakata. Il ritratto di una romanità e di una Roma che oggi si è svegliata con un pezzo in meno.

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L’intervista a Gigi Proietti è a cura di Damiano Panattoni:

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