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Alla scoperta dello Shanghai Film Museum, culla del cinema cinese

Un pomeriggio nel museo della città, scoprendo le origini della settima arte in Cina

Shanghai è la città delle prime volte, soprattutto per quanto riguarda il cinema. Sono tutte elencate, bianco su nero, su un grande muro dello Shanghai Film Museum: la prima città in cui è stato proiettato un film (1897), la prima città in cui è sorto un cinema vero e proprio (fondato dallo spagnolo Antonio Ramos, che nel 1908 affittò una pista da pattinaggio, ci costruì sopra un piccolo edificio in ferro e ci piazzò 250 sedie), la prima città ad ospitare una casa di produzione e nella quale fu prodotto il primo cortometraggio, il primo film e il primo film a colori. Ma quando il visitatore arriva a questo impressionante elenco, è alla fine del percorso ed ha già chiaro il ruolo dominante svolto dalla città nella storia del cinema cinese.

Un ruolo così  importante da giustificare la creazione di questo spazio di 15.000 mq che sorge dove un tempo si trovava lo Shanghai Film Studio e che, come spesso accade nei musei cinesi, fonde la funzione di illustrare con quella di intrattenere: c’è per esempio anche la Avenue of Stars, che ti accoglie non appena esci dall’ascensore, un percorso obbligato in cui hai l’illusione di trovarti al centro dei flash e degli applausi proprio come una stella del cinema. Ma ci sono anche le classiche teche in vetro che raccolgono cimeli significativi: gli oggetti da toeletta dell’attrice Xuan Jinglin, il microfono usato da Miao Zhenyu e la borsetta di Bai Yang, considerata una delle attrici fondatrici del cinema cinese.

C’è una parete interattiva che riproduce Nanjing Road, tuttora la via dei grandi negozi e dei grandi magazzini: basta agitare una mano davanti a un punto dell’immagine per vedersi aprire una finestra con domande sulla storia del cinema o frame di film in cui compare quella parte di strada. E poi ecco apparire una deliziosa collezione di poster che mostra l’evoluzione di una forma di pubblicità assurta a vera e propria arte, fiorente a Shanghai per circa un centinaio d’anni, e ci sono i prototipi delle invenzioni tecniche: le prime macchine da presa e i dispositivi usati per sincronizzare suoni e immagini.

C’è persino uno studio dove i più piccoli possono divertirsi a doppiare i film preferiti (Kung Fu Panda) e non manca una sala dedicata all’animazione perché, inutile dirlo, l’animazione cinese nasce a Shanghai e trova qui la massima espressione con Havoc in Heaven dei fratelli Wan (1964), un film che pesca a piene mani nella tradizione cinese introducendo personaggi tuttora amati e popolari. E, proprio prima di uscire, scopriamo un’ultima chicca: March of the Volunteers, l’inno nazionale cinese è – unico caso al mondo – la colonna sonora di Children of Troubled Times, prodotto nel 1935 dalla Diantong Film Company, compagnia di produzione che aveva sede in quale città? Shanghai, of course!

  • Ecco un breve video per capire cos’è lo Shanghai Film Museum:

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