ROMA – «Mamma, ma la canzone mia più bella sei tu, sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più», intonava Beniamino Gigli in uno dei canti popolari italiani più fischiettati del mondo. E, quello che fa Alessandro Genovesi, con 10 Giorni Senza Mamma, è proprio un elogio, in chiave da calda family comedy (calda come la fotografia di Federico Masiero), alla figura più importante di tutte. Ma, stravolgendo i cliché da film facile, Genovesi sottolinea la potenza della madre facendola, invece, partire in vacanza per Cuba.
Perché, crescere tre figli – in tre età complicate – affaticherebbe (piacevolmente) chiunque. Del resto, la mamma in questione, Giulia – Valentina Lodovini – non è una di quelle madri esaurite o infelici. No, vuole solo respirare una boccata d’aria fresca. Vorrebbe staccare la spina, per farla accendere a quel marito e papà troppo preso dal lavoro, troppo impaurito e impacciato per essere un genitore a tempo pieno. La sfida, dei sorrisi, delle risate e del cuore, è servita: il babbo Fabio De Luigi, perfetto per il ruolo, dosato e accelerato quando c’è bisogno, è in preda a Tito, tutto scherzi e manie di terrorismo, Camilla, teenager crepuscolare, e alla piccola, incantevole Bianca di quasi tre anni (rispettivamente, Matteo Castellucci, Angelica Elli e Bianca Usai).
Insieme, aiutandosi e scoprendosi (più o meno) a vicenda, spostano la lancetta dell’equilibrio verso l’altra faccia della famiglia. Quella nuova, quella più bella e moderna. Dove i ruoli sono invertiti e, sia la mamma che il papà, sono fondamentali nella creazione di un’armonia indispensabile. Proprio come se fosse una di quelle famiglie da commedia americana che tanto amiamo. Così, i toni di Genovesi, che ritrova De Luigi e Lodovini dopo Soap Opera e Ma Che Bella Sorpresa, hanno un approccio spontaneo alla storia, come se fossero i bambini stessi a dettare tempi, regole, emozioni.
E funziona bene, funziona tutto. Fin dall’inizio, quando, ci sembra di ritrovarci in mezzo ad un invasione aliena, tra esplosioni in sottofondo, gente che urla, una mega palla gigante finita nell’acqua, da cui riemerge uno spaesato Fabio De Luigi. Scopriremo più tardi come si è potuti arrivare a quel pasticcio e, insieme a De Luigi, iniziamo a conoscere quegli alieni che hanno le sembianze di tre bambini bellissimi. Perché, l’equilibrio di per sé già precario del papà (e alle prese con un rivale al lavoro non propriamente simpatico), viene turbato dalla sterzata della mamma. Allora, ecco che si accendono i divertenti conflitti da commedia, davvero per tutti.
C’è da preparare la colazione, portare Bianca all’asilo, andare a riprendere Tito a scuola calcio. Senza scordare che Camilla sta crescendo, e quindi ogni parola è una catastrofe. Ma, alla fine, in 10 Giorni Senza Mamma, di irrimediabili catastrofi, nemmeno l’ombra. Anzi, c’è un’atmosfera di frizzante tranquillità, enfatizzata da un accompagnamento musicale – il bravo Andrea Farri – a metà tra la chitarra e l’ukulele. Quasi a cullarci in una commedia che traspira odore di casa, di colori a tempera, di minestrina appena pronta. E la sincerità di un papà che sbaglia ma ci prova, che ce la mette tutta ad essere anche un po’ mamma, non può che farci intenerire. Anche se la mamma resta sempre lei. Magica, iconica, dolce. E di dolcezza, oggi, ne abbiamo bisogno.
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