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VIDEO | Alex Garland: «Men? Racconto il senso dell’orrore dell’essere uomini»

Tra il femminismo, i punti di vista, il grottesco, e il lavoro con gli attori: il regista si racconta a Hot Corn

Men
Alex Garland, regista di Men

ROMA – «Quando scrivo una storia, i motivi per cui quella storia esiste e le mie motivazioni per scriverla, non sono necessariamente ovvie. È possibile fare un’ipotesi delle mie motivazioni o di cosa tratti la storia che siano sbagliate o, per lo meno, che siano sbagliate per quanto mi riguarda come individuo. Capisco che Men possa essere visto come “un uomo che racconta l’esperienza di una donna” e messo all’interno di una certa categoria. Ma c’è un altro modo di vedere la cosa. Come uomo consapevole di quello che altri uomini fanno, che possono mettere a disagio o disgustare, e come uomo che può avere pensieri o impulsi che ti fanno sentire a disagio, si potrebbe vedere il tutto come un uomo che scrive del senso dell’orrore di quello che significhi essere un uomo». Alex Garland racconta così a Hot Corn uno dei punti di vista attraverso cui si può capire il suo Men, horror con protagonisti Jessie Buckley e Rory Kinnear in sala dal 24 agosto. La storia? Quella di Harper (Buckley) che, a seguito di una tragedia personale, si ritira da sola nella rigogliosa campagna inglese, sperando di trovare un luogo dove curare il dolore che la accompagna. Ma dai boschi circostanti sembra materializzarsi qualcosa o qualcuno che inizia a perseguitarla. Quello che inizialmente è un’inquietudine sottesa si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo, abitato dai suoi ricordi e dalle sue paure più oscure.

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La video intervista ad Alex Garland è a cura di Manuela Santacatterina:

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