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Matt Smith: «Io, Charlie Manson e quel rumore maledetto»

Barba incolta e capelli lunghi: l’attore britannico e la sua prova nei panni di una mente criminale

Dimenticate il Doctor Who e il Principe Filippo di The Crown. Matt Smith ha voltato pagina e, a #Venezia75, lo ha dimostrato, sconcertando il pubblico con Charlie Says, in Concorso nella sezione Orizzonti. Alla Biennale, infatti, ha presentato la pellicola di Mary Harron con le tre protagoniste, Hannah Murray (Il Trono di Spade), Sosie Bacon (figlia d’arte di Kevin e Kyra Sedgwich) e Marianne Rendon (attualmente in tv con Imposters). A braccetto con la fidanzata Lily James (lei, in arrivo al cinema con Mamma mia! Ci risiamo), l’attore appare al settimo cielo. E stavolta, il divo britannico ha decisamente superato se stesso. Nei panni dello psicotico killer Charles Manson, statene certi, rivoluzionerà completamente la sua immagine da ragazzo della porta accanto. Molta della sua gioia, sicuramente, va attribuita al prossimo Star Wars Episodio IX, che lo vede tra i protagonisti. Elegantissimo, gentile ma senza essere artefatto, non ha perso un grammo di regalità dai tempi della performance nella serie Netflix che, tra l’altro, con la terza stagione in arrivo, ha rimpiazzato proprio Matt Smith e la “consorte” Claire Foy, per rappresentare i reali in età matura.

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Mary Harron, la regista, Matt Smith e Sosie Bacon.

CHARLES & IO «Manson? Non è facile calarsi nel dark side di questa mente criminale, ma un interprete non ha il compito di giudicare, bensì di capire, così ho cercato dei punti di contatto, ma… ne ho trovati di più con il principe Filippo! Scherzo, ovviamente… L’unica cosa che mi avvicina a livello umano a Charles è il fatto che anch’io come lui sono una persona irritante, anzi estremamente irritante…».

Matt Smith nei panni di Charlie Manson.
Matt Smith nei panni di Charlie Manson.

QUEL RUMORE «Paragonarmi a Anthony Hopkins e Hannibal Lecter sarebbe blasfemia, ma capisco cosa si provi a vivere immersi in una mente criminale di questa portata. Mi sono immaginato che nella vita di Manson ci fosse sempre un costante rumore, un sottofondo di confusione e delirio che non lo lascia mai».

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Matt Smith al photocall di Venezia.

LE RAGAZZE «Il film? Quello che mi ha colpito di questo progetto è, al di là della figura di Manson, la presenza di queste tre ragazze che lui ha completamente plasmato a sua immagine. Da un lato sono contento che il periodo del racconto si concentri sulla fase prima della sua conclamata pazzia, dall’altro che ci si focalizzi sulle donne attorno a lui. A differenza di Charles loro non erano folli, sono state semplicemente tirate dentro i suoi deliri senza riuscire ad evaderne».

Una scena di Charlie Says.

IL COSTUME «Indossare abiti d’epoca come nel caso di The Crown mi ha aiutato molto ad entrare nei panni del personaggio. Credo che i costumi siano cruciali nella performance di un attore, e in Charlie Says mi sono affezionato ai capelli lunghi e alla barba incolta, è stato un buon modo per far scomparire Matt e far apparire Manson».

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La regista Mary Harron con Matt Smith.

GLI ANNI 70 «Charlie Says avrà sempre un posto speciale nel mio cuore perché dipinge un’epoca a cui sono particolarmente legato, gli Anni Settanta. Sono un appassionato di musica e di moda e quel periodo mi sembra eccezionale su entrambi i fronti».

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