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L’opinione: perché dovete vedere L’uomo che uccise Don Chisciotte

Follia, avventura, mito e fantasia: un film irregolare ma pieno di cuore. Che merita di essere visto

terry Gilliam
Terry Gilliam sul set del suo film atteso per venticinque anni

Venticinque anni. Sono trascorsi venticinque anni prima che Terry Gilliam riuscisse finalmente a portare a termine il suo progetto, croce e tormento, il suo desiderio più grande, praticamente un’ossessione. E questa non è solo una leggenda che si tramanderà d’ora in poi tra gli amanti del cinema, ma è storia che fa parte integrante del film, tanto che è il film stesso a ricordarlo in apertura. Venticinque anni di messa a punto e disfacimento, di pressioni e cambi, modifiche di attori, dinamiche, location. Solo una cosa è rimasta fissa, sempre uguale, fondamentale e immutabile nel tempo: la fantasia del suo autore.

L’uomo che uccise Don Chisciotte è così la trasposizione non lucida, ma sentimentale e chiassosa di un racconto piantatosi nella testa di Gilliam, lasciato sedimentare nelle viscere fino a che non ha avuto la possibilità di tramutarsi in un caos di chimere e immaginazione. Partendo dal reale – o piuttosto, dal fattibile – il film apre la narrazione con il cinema, un regista e il passato che torna a bussare. Dalla dimensione produttiva, con volti di giganti per il set – sì, proprio quei giganti che affrontava Don Chisciotte – e tutti i disordini del caso, l’opera prende a trasformarsi davanti agli occhi del pubblico in sala.

Ed è così che dalla visione pragmatica del cinema si passa al suo incantesimo più riuscito, alla sua maledizione cruciale: quella dell’identificazione tra icona e spettatore, che va a far collidere l’illusorio con il bisogno del magnifico. Il film diventa così, minuto dopo minuto, eco di se stesso. I personaggi vanno avanti come fantasmi, saltando da un ruolo all’altro, coscienti di essere irreali eppure aggrappati alla loro identità fittizia. Rimandi continui, scambi di personalità che sono solo ciò che accade alle storie che ci raccontiamo, trasmettendole da bocca in bocca, da orecchio in orecchio.

Per questo L’uomo che uccise Don Chisciotte è puro Terry Gilliam al cento per cento. Trascende dall’idea consueta di bello e brutto, riuscito o meno. È un film che ha tutta l’anima appesantita dagli anni trascorsi senza l’opportunità di far sentire la propria voce e tutta la voglia buffonesca di ammaliare, riuscendo però ad offrire un giro rocambolesco dentro una delle menti più folli del cinema degli ultimi cinquant’anni, un parco dei divertimenti davvero senza fine.

Volete (ri)scoprire il genio folle di Gilliam? Su CHILI potete trovare i suoi film, da La leggenda del re pescatore a Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo.

  • Qui il trailer de L’uomo che uccise Don Chisciotte:

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