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Il Cattivo Poeta | D’Annunzio, Castellitto e un film che esalta il ruolo dell’artista

Nel cast anche un bravo Francesco Patanè. Alla regia Gianluca Jodice. In streaming dal 2 settembre

Il Cattivo Poeta
Il Cattivo Poeta

ROMA – Ovviamente, Il Cattivo Poeta, diretto da Gianluca Jodice (lo trovate in streaming su CHILI dal 2 settembre) è essenzialmente un biopic che mette al centro della storia due figure: quella del poeta Gabriele D’Annunzio e quella di Giovanni Comini, federale di Brescia ai tempi del Duce, con la missione di spiare quel Vate ritenuto pericoloso per il Regime Fascista. Ma, dietro la corposa narrazione del film, c’è anche – e forse soprattutto – un’ideale manifesto di cosa dovrebbe essere la figura dell’artista. Il dibattito è ancora acceso: uno scrittore deve solo scrivere? Un cantante deve solo cantare? Dove inizia e dove finisce il limite della presa di posizione contro la pericolosità di certi pensieri? D’Annunzio, che nel lungometraggio è interpretato da un eccellente Sergio Castellitto, aveva capito molto prima degli altri che Mussolini avrebbe portato l’Italia nella polvere. E molto prima di altri si era apertamente schierato contro l’ascesa di un folle e inetto politicante.

Sergio Castellitto è Gabriele D'Annunzio ne Il Cattivo Poeta
Sergio Castellitto è Gabriele D’Annunzio ne Il Cattivo Poeta

Ma non solo, Il Cattivo Poeta – senza revisionismi storici, ma basandosi esclusivamente su fatti – sottolinea quanto sia umano e legittimo cambiare opinione: D’Annunzio è stato un genio, così com’è stato inizialmente un simpatizzante di Mussolini. Poi, però, le cose sono cambiate ed ha passato gli ultimi anni a rimuginare nel suo Vittoriale (set e vero personaggio), sul Lago di Garda, consumando cocaina, antidolorifici e irreali speranze che l’asse Roma-Berlino si distrugga prima che scateni l’inferno. Accantonando, di fatto, il suo estro poetico e squisitamente artistico. Quello che ci mostra il bel film di Jodice (all’esordio in un lungometraggio) è un D’Annunzio profondamente logorato dalla lunga clausura in “quei giardini che appaiono foreste, in quel placido lago che si fa oceano” e profondamente deluso dall’Italia (anzi, dalla Patria), ormai sull’orlo della distruzione sociale, umana e politica.

IL CATTIVO POETA
Castellitto e il bravissimo Francesco Patanè in una scena del film. Il set è quello del Vittoriale

La storia italiana, prosegue enfaticamente il film, sembra viaggiare parallela alla vita del poeta: l’Impresa di Fiume e il Futurismo con la gagliardia fisica, erotica e mentale del Vate; i moti nazionalsocialisti che trasformarono l’ideale fascista tanto ammirato in una orrida dittatura che stringeva in una morsa la vecchiaia del Poeta e l’Italia intera. Per Mussolini l’aurea di D’Annunzio era una minaccia: l’intelletto non potevano sfidare l’oscurità e l’ignoranza. Era un azzardo per il Fascismo lasciar libero un artista. E qui arriva lo sguardo principale che racconta le due ore de Il Cattivo Poeta: Giovanni Comini (con il volto di un esordiente ed eccellente Francesco Patanè), incaricato dal segretario del Partito Achille Starace (altro grande attore, Fausto Russo Alesi) di carpire informazioni sensibili dal Poeta, rimane il barlume che tiene viva la speranza. Comini è giovane, crede romanticamente nel fascismo ma crede anche nella giustizia. E la giustizia, nel Regime di Mussolini, non è contemplata.

D'Annunzio secondo Il Cattivo Poeta
D’Annunzio secondo Il Cattivo Poeta

E qui torniamo alla domanda iniziale: dove finisce l’uomo, dove inizia l’artista? D’Annunzio è stato rivoluzione e trasgressione, poetica e violenza. È stato l’archetipo dell’artista che ha il dovere di andare contro il potere, di prendere posizione e di schierarsi apertamente verso il pensiero dominante, in questo caso quello che ha attraversato gli anni del Ventennio. Come Sofocle prima, come Bob Dylan dopo. Questo è l’artista che esce fuori da Il Cattivo Poeta, ed è bellissimo che sia stato proprio il cinema (in questo caso sì, orgogliosamente italiano) a riportare un certo equilibrio di vedute e di pensieri, raccontando la storia di un uomo incredibile che non ha mai avuto paura di andare controcorrente, credendo utopisticamente che la bellezza potesse essere l’arma più preziosa per sconfiggere il male.

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Qui la nostra intervista a Sergio Castellitto e Gianluca Jodice

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