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Godzilla II: King of the Monsters | Spettacolo, epica e una domanda: chi sono i veri mostri?

Il terzo film del MonsterVerse rielabora il mito di Kaijū, ma merita di essere visto? La nostra opinione

ROMA – Anni di saghe, era di crossover e universi condivisi. In cui nuovi o vecchi personaggi si incontrano e combattono, si evolvono in qualcosa di diverso. Così, grazie ad un’estetica granulosa e sporca, come fosse un B-Movie Anni Settanta, ma dalla scrittura raffinata in cui il gioco delle parti è più grande e influente dei suoi – giganteschi – protagonisti, Godzilla II – King of the Monsters si inserisce nel bel mezzo del MonsterVerse targato Legendary. Iniziato con il Godzilla di Gareth Edwards e proseguito con Kong: Skull Island di Jordan Vogt-Roberts.

Godzilla: King of the Monsters, la recensione del film
Godzilla: il re dei mostri

Gojira, apparso per la prima volta nel 1954, diventa oggi un mostro che porta salvezza e redenzione. Simbolo magico dello strapotere umano contro la natura, Michael Dougherty lo trasforma in clessidra ancestrale, mezzo spaventoso con cui combattere la paura stessa. Riprendendo il finale del primo capitolo, ritroviamo i personaggi di Ken Watanabe e Sally Hawkins e con loro la storia di Mark Russell (Kyle Chandler), impegnato nel tentativo di rimettere insieme i pezzi di una famiglia distrutta da Godzilla, cercando in qualche modo di chiudere un vaso di pandora che ha fatto uscire dall’oscurità i mostri più potenti della terra. Tra cui King Ghidorah, drago a tre teste e nemesi primitiva della lucertola atomica.

Miti e storie fantastiche, dunque, nel mezzo di un caos ragionato, dove le tempeste di fulmini e la pioggia incessante fanno da scenografia, mentre l’enfasi della colonna sonora di Bear McCreary amplifica la potenza degli effetti visivi. E fanno impressione i combattimenti tra mostri, le alleanze, gli sguardi tra gli uomini e Godzilla. Film enorme che, pur richiamando la tradizione di quei monsters movies venuti da lontano, ne concepisce l’essenza come una forte accusa alla scelleratezza umana, capace solo di lanciare bombe. Del resto, Godzilla era la metafora delle armi nucleari, dell’atomica di Hiroshima e Nagasaki, della Guerra Fredda che avrebbe portato all’estinzione. Temi e concetti ripresi da Dougherty, dandogli però altre sfumature: solo Godzilla, divinità primordiale, può salvare l’uomo dal tracollo.

Godzilla: King of the Monsters, la recensione del film
Godzilla vs King Ghidorah

Ovvero, solo la Natura è l’unica regola da non infrangere mai. Quindi, in Godzilla II, non servono né i buoni né i cattivi: entrambe le parti invertono continuamente i ruoli, trasportati dagli eventi che, in poco più di due ore, si susseguono a ritmo quasi reale. Minuto dopo minuto, i protagonisti (raccordati da Millie Bobby Brown e dal dott. Ishiro Serizawa interpretato da Ken Watanabe) risvegliano i mostri – tra cui la nobile falena Mothra, alleata preziosa e personaggio ultra-divino –, chiamandoli a guarire una ferita infetta dal retaggio antropologico dell’uomo superiore per necessità e per virtù.

Godzilla: King of the Monsters, la recensione del film
Vera Farmina, Millie Bobby Brown e Mothra

Pur essendo Godzilla II un ottimo film d’eintrattenimento, è chiara la sua accusa al mondo moderno, che schiaccia e distrugge. Invece che raccogliere, capire, difendere. Allora, la corsa finale, in mezzo ad immagini e sequenze maestose dove risalta la fotografia prima blu e poi ocra di Lawrence Sher, deve necessariamente puntare ad una salvezza che passa dal cielo fino alle profondità marine. Culla perfetta dove custodire il segreto di una leggenda popolare tramandata di epoca in epoca. Generando quell’epica cinematografica necessaria per sconvolgere, divertire ed emozionare. Saga dopo saga.

  • Qui potete vedere il trailer di Godzilla II: King of the Monsters:

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