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Frances McDormand, gli Oscar e l’Inclusion Rider

La parola più googlata? L’ha detta l’attrice ricevendo la statuetta come miglior attrice. Ma cos’è?

Ho vinto cento dollari domenica scorsa! Anche quest’anno gli Oscar non hanno deluso e nonostante i vincitori fossero stati quasi tutti preannunciati, nelle varie case newyorchesi si respirava aria di competizione a tema cinematografico. Tutti davanti allo schermo un’ora prima dell’inizio delle cerimonia durante il red carpet a votare mentre si alternavano commenti sui vari looks delle stars. Nonostante alcune categorie avrebbero potuto magari riservare delle sorpresa last minute, di certo la vittoria di Frances McDormand era la più aspettata e attesa. Tra un Golden Globe, SAG, BAFTA, Critics Choice e Indipendent Spirit Awards anche in questo caso le sue parole durante la premiazione hanno lasciato il segno, soprattutto due con le quali ha concluso il suo discorso: INCLUSION RIDER.

Frances McDormand alla Notte degli Oscar.

Ma cos’è un’inclusion rider? Letteralmente “clausola di integrazione”, è un’aggiunta ai contratti degli attori per garantire che il casting e crew della produzione sia più rappresentativo. Stabilisce che in ruoli minori e di supporto, i personaggi debbano riflettere il mondo in cui viviamo. Ciò include il 50% della parità di sesso, il 40% delle persone di colore, il 5% della comunità L.G.B.T.Q. e il 20% delle persone diversamente abili. Queste clausole vengono spesso utilizzate a Hollywood quando le A-list stars firmano il contratto di un film. La McDormand si riferiva alla richiesta che, affinché un A-lister possa prender parte ad un progetto, questo debba includere un gruppo eterogeneo di persone che ci lavorino sia davanti che dietro la macchina da presa.

Jennifer Lawrence abbraccia Frances McDormand dopo la vittoria.

Se a un certo punto il divo di turno vedesse che i termini dell’inclusion rider non fossero stati portati a termine, potrebbe affermare che lo Studio o la società di produzione ha violato il contratto, il che potrebbe portare a sanzioni o – addirittura – mettere in attesa la distribuzione del film. Il punto è che i film devono riflettere più accuratamente il mondo in cui viviamo, sia sul palco che backstage. Ci sono già persone che si sono schierate contro la clausola, dicendo che dovrebbe essere assunta la persona più adatta al lavoro e non qualcuno che fa semplicemente spuntare una casella per soddisfare un obbligo contrattuale.

Inclusion rider: il momento dello speech di Frances McDormand.

Quello che stanno dicendo però, che lo sappiano o no, è che lo status quo venga mantenuto. Capita spesso che persone caucasiche vengano assunte più frequentemente di qualsiasi altra demografia nell’industria cinematografica. Le inclusion riders potrebbero aprire la porta a gruppi di persone diverse affinché gli venga data un’opportunità in tutti gli ambiti della produzione di un film. Come ha ben detto Kumail Nanjiani, protagonista di The Big Sick, nel filmato degli Oscar: «Non è solo positivo per la società, è positivo per gli affari».

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