Samantha Coccoli Station 19, lo spin-off di Grey’s Anatomy ambientato in una caserma dei Vigili del Fuoco, non ha conquistato completamente gli spettatori, nemmeno gli storici fan del famoso medical drama. Il problema? Non solo uno, a quanto pare.
Le somiglianze con Grey’s Anatomy ci sono e sono palesi: Andy, la protagonista, è molto simile a Meredith, se non che apparemeno matura e molto più naif. Entrambe hanno seguito le orme lavorative di uno dei loro genitori e tutte e due vivono con l’idea di non essere mai abbastanza in confronto alla nomea del genitore in questione. Inoltre a incasinare la loro vita, c’è anche una difficile situazione sentimentale.
Insomma, agli occhi di chiunque abbia visto almeno una puntata di Grey’s Anatomy, Station 19 appare come niente di originale. Basta semplicemente pensare che anche in questo caso, ogni episodio è introdotto dalla voce narrante della protagonista.
Quindi perché Grey’s Anatomy ha funzionato e continua a funzionare, mentre Station 19 non è proprio piaciuto? Innanzitutto bisogna partire dal fatto che Meredith e gli altri sono apparsi per la prima volta sul piccolo schermo nel 2005, in una situazione televisiva completamente diversa. L’ultimo medical drama di successo era stato ER – Medici in Prima Linea e Grey’s Anatomy si proponeva come una novità assoluta. A volte un po’ scontato e farcito di frasi d’effetto, ma comunque una novità.
Station 19 si pone nello stesso identico modo, ma ben 13 anni dopo, in un momento in cui il pubblico ha già avuto modo di vedere (ed appassionarsi) ai Vigili del Fuoco di Chicago Fire e del più recente 9-1-1. E in un momento in cui il pubblico è bombardato da serie tv sempre nuove e decisamente più innovative.
Sicuramente Shonda Rimes e il suo staff avrebbero potuto rischiare di più e proporre qualcosa di nuovo, ma c’è anche da dire che Station 19 sicuramente piacerà a chi non ha grandi pretese e cerca qualcosa sul genere Grey’s Anatomy, anche se nel confronto tra le due, quest’ultima ovviamente vince a mani basse.
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