Damiano Panattoni ROMA – Completo nero, capelli tirati indietro e un “Ciao” che ha accolto i giornalisti in sala. Tom Holland, con passione e partecipazione, ci ha raccontato da un’albergo nel cuore di Roma com’è stato diventare Nathan Drake in Uncharted di Ruben Fleischer, film tratto dall’iconico videogioco targato PlayStation disponibile su CHILI. Un’avventura in piena regola, che si mischia al coming-of-age di un ragazzo orfano che troverà una (nuova) famiglia in Sully, interpretato da Mark Wahlberg. Tesori nascosti, location esotiche e azione adrenalinica per un’esperienza che Tom Holland ha definito «memorabile e stimolante».
IL TESORO – «Il tema è molto forte, l’idea di questo orfano che ricerca la famiglia invece che un tesoro… La famiglia la troverà in Sully. Questo è un film per famiglie in bilico tra azione e avventura, tra Indiana Jones e Mission Impossible. Ho avuto l’opportunità di lavorare sull’idea di quello che potrebbe essere proprio Indiana Jones. Erano anni che volevo fare un film come questo, insieme ad una crew incredibile».
IL FISICO – «Mi considero un attore che presta attenzione ai dettagli. Nate ha molte caratteristiche fisiche ben precise, e quando crei l’azione gli aspetti fisici si trasferiscono nel personaggio. Un personaggio riconoscibile in tutto il mondo. Un passaggio che ho dovuto affrontare con Amy Pascal quando sono passato da Peter Parker a Drake!»
IL SET – «Molte delle scoperte le fai sul set, al momento. Il rapporto tra me e Mark è reale, ed è una scoperta continua. Questo rende il film speciale, il rapporto tra noi è il cuore e l’anima del film. Abbiamo ricreato uno dei personaggi più amati, trovando un nuovo modo per riportarlo alla vita. E dunque abbiamo esplorato profondamente il suo profilo».
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Qui sotto potete vedere la video intervista al regista:
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