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Stellan Skarsgård: «Chernobyl, tra la mia anima ambientalista e la verità…»

L’attore svedese racconta a Hot Corn i segreti della miniserie HBO dedicata al disastro del 1986

Stellan Skarsgård è Boris Shcherbina in Chernobyl

Stellan Skarsgård è imprevedibile: racconta barzellette, improvvisa imitazioni e tira fuori ogni genere di aneddoti. Zero compostezza, cento per cento humour, anche se spesso associato a ruoli dark, come Out stealing horses, dramma intimo presentato al Festival di Berlino insieme a Chernobyl. La serie – dal 10 giugno su Sky Atlantic -, ispirata alla tragedia della centrale nucleare nel 1986, vede nel cast anche Emily Watson e Jared Harris. Tragica e spiazzante, la HBO è riuscita a dare un tocco intimo persino ad un disastro di queste proporzioni, alternando dettagli tecnici a momenti privati delle famiglie che continuavano a vivere, ignare delle conseguenze, nelle zone circostanti. Skarsgård è Boris Shcherbina, inviato del Cremlino e capo della commissione governativa per indagare sulle cause della tragedia. Politica, ambiente, potere: temi attuali intrecciati ad un’indagine sulla natura e le conseguenze di una corretta informazione, impossibile da ottenere durante il regime sovietico.

La Hbo presenta Chernobyl su Instagram

Gli ultimi progetti, compreso Hope, trattano temi forti. Secondo lei questo genere di storie amplificano le paure verso malattia e morte?

«Sono molto sereno. Certo, ricevere una sentenza di morte non è piacevole ma abbiamo tutti una data di scadenza, sono sceso a patti con questo e mi sta bene».

Dietro le quinte di Chernobyl

Dune, invece, resta top secret, vero?

«A parte il fatto che hanno definito il cast Avengers del talento? Il mio ruolo è piccolo, ma ci tenevo a tutti i costi a lavorare con Denis Villeneuve perché non solo ha gran talento ma è anche una persona gentile».

Denis Villeneuve sul set di Blade Runner 2049

Come fa a passare da grandi produzioni a storie indie?

«I blockbuster mi divertono così come le produzioni dal budget ridotto. Comunque non me ne frega niente del box office: è una lotteria. Preferisco essere libero di scegliere ciò che voglio. D’altronde più soldi hai e più voci ci sono in capitolo, dalle banche ai produttori, se giochi su scala ridotta conta solo la visione del regista e quindi tutto è più personale».

Una scena di Mamma Mia 2

Per Out of stealing horses quali sfide ha affrontato?

«Innanzitutto il clima: -30 gradi esterni e -20 interni. A dispetto delle mie origini svedesi, non mi piace l’inverno, credo di avere un solo cappotto preso a un Festival di Berlino di un paio di anni fa perché non amo vestiti invernali e non ne ho. A casa, poi, giro nudo».

Stellan Skarsgård e Bjørn Floberg in Out Stealing Horses

Ora ha scelto di partecipare a una serie tv con Chernobyl. Lei, invece, cosa guarda?

«Non ho tempo per le serie TV, preferisco i libri».

Cosa l’ha spinta ad accettare il ruolo nella miniserie?

«La mia anima politica e ambientalista. Riflettere su questa catastrofe porta a domandarsi dove si possa trovare una fonte di energia alternativa contando che la popolazione mondiale raddoppierà nei prossimi vent’anni. E si ritorna al tema della morte…».

Craig Mazin, Jarerd Harris e Stellan Skarsgård sul set di Chernobyl

Secondo lei la lezione della storia è ancora attuale?

«Oggi più che mai, ci mette davanti i nostri sbagli e soprattutto ci incita a cercare la verità attraverso fonti credibili, non su Facebook per capirci. Non dovremmo agire sull’impeto del momento, ma indagare, andare a fondo, invece di ritwittare la prima cosa che ci capita sotto mano, spinti dall’indignazione».

Una scena di Chernobyl

Vista la situazione attuale della politica, è diventato più paranoico o cinico?

«Sono uno che valuta i rischi. Per esempio in Europa ci sono stati più morti per il terrorismo negli Anni Ottanta rispetto ad oggi e per quanto gli americani stiano impazzendo di allarmismo ancora adesso i tuoni e le pistole uccidono più dei terroristi. Basta pensare a questo prima di salire sull’aereo e ricordare che ci sono forze che lottano contro scelte intelligenti».

Un uomo schietto come lei come mai ha pensato di fare il diplomatico?

«Il mio ruolo in Chernobyl ha confermato quanto sapevo: non sono tagliato per fare il megafono politico. Voglio un mondo che sia giusto per tutti e cerco di attuarlo nel mio piccolo, rimediando agli errori che posso commettere».

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Qui potete vedere il trailer di Chernobyl:

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