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La Regina degli Scacchi o del perché non è (solo) una serie al femminile

Per molti, quello di Netflix, è lo show tv dell’anno. Ma dietro Beth Harmon c’è molto di più…

La Regina degli Scacchi
La Regina degli Scacchi

MILANO – È ormai sulla bocca di tutti. La regina degli scacchi, la miniserie targata Netflix, ha subito riscosso un enorme successo e ha appassionato migliaia di spettatori, aggrappati ad una storia che ruota attorno agli scacchi. Tratta dal romanzo omonimo di Walter Tevis del 1983, la serie segue Beth Harmon e il suo cammino verso la fama, che inizia con la scoperta del gioco degli scacchi e finisce con il diventare Gran Maestro. Orfana di entrambi i genitori dall’età di nove anni, Beth combatte con l’abbandono, l’isolamento e la dipendenza: gli scacchi diventano il suo modo per tenere sotto controllo i suoi sentimenti. Cosa ha portato, allora, a tutto questo successo?

La Regina degli Scacchi
Isla Johnston (Beth da piccola) e il suo mentore, interpretato da Bill Camp

Nonostante la storia sia stata scritta da un uomo negli anni Ottanta, ha un approccio molto delicato alle questioni di genere e al femminismo. Gli avversari di Beth non sono caricature misogine, ma persone che rispettano e ammirano le sue capacità. Beth rifiuta gli standard di genere del suo tempo abbracciando però, allo stesso tempo, la sua femminilità. Il suo principale antagonista non è un giocatore russo migliore di lei, ma lei stessa e il suo rapporto con la dipendenza, è una protagonista stratificata e complessa che si dà il caso sia anche una ragazza. Gli scacchi sono un gioco che richiede una grande intelligenza, ogni mossa, anche la prima, può determinare la probabilità di una vittoria, ed è estremamente raro vedere una giocatrice di scacchi nel periodo in cui è ambientata la serie, dato che le donne da sempre sono state etichettate come impulsive ed emotive.

La Regina degli Scacchi
Harry Melling e Anya Taylor-Joy

Ed ecco che La regina degli scacchi riesce a smentire questo pensiero, mostrando come chiunque, indipendentemente dal sesso, può raggiungere i propri obiettivi se decide di usare bene la propria mente. È un viaggio movimentato, ma pur sempre un viaggio. Si potrebbe quasi definire un incredibile studio sui bambini prodigio, che cercano di diventare adulti troppo in fretta, senza aver avuto il tempo di imparare. Perché gli scacchi sono prima di tutto un gioco, come sempre ci sono un vincitore e un perdente, e la vita a volte non si trova nel lato vincente. E la serie riesce bene a mostrare le conseguenze delle azioni e delle decisioni della protagonista: imparare a perdere, qualcosa che può essere anche degradante, soprattutto se arriva dopo una lunga serie di vittorie.

Anya Taylor è Beth Harmon
Anya Taylor è Beth Harmon

Come affrontarlo allora? Crogiolandosi nell’autocommiserazione o imparando dagli errori commessi. E la serie esplora tutti questi aspetti, in modo semplice ma estremamente efficace. La regina degli scacchi colpisce anche per la qualità della produzione e i costumi che, insieme a una spettacolare colonna sonora, costruiscono un dramma d’epoca che per certi versi ricorda The Crown. Il cast stellare, la fotografia e la narrazione avvincente sono riusciti a trasformare il semplice gioco degli scacchi in una metafora potente, emozionante e ispiratrice, connettendo brillantezza e follia, mentre Anna Taylor-Joy è fenomenale nell’interpretare un prodigio della scacchiera. Insomma, questa regina ha fatto qualcosa di inimmaginabile. Ed decisamente è una vittoria.

Qui potete vedere il trailer de La Regina degli Scacchi:

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