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Una serata a West Hollywood tra Monica Bellucci e Ridge

Cronaca di un party trascorso a parlare di Neil Young e Joni Mitchell. Con Ronn Moss…

«Hey Monica, sono di Perugia!». Ecco cosa vorrei dire a Monica Bellucci, attrice umbra, quando la vedo arrivare all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. Ma ho i minuti contati per la video intervista di Hot Corn (la trovate qui) e non voglio sprecarne mezzo. Magari ne parleremo più tardi, al party in suo onore tenuto dal Festival Filming On Italy, in un locale tutto italiano a West Hollywood, l’Obicà a Sunset Plaza. Fiumi di champagne, un mozzarella bar e la parmigiana di melanzane. Monica, noi umbri lo sappiamo che la parmigiana è più bona coi gobbi! (Sarebbero i cardi). Lei però è in un tavolo privato, dopo una giornata d’interviste vuole solo stare tranquilla. Prima di andarsene, mi passa davanti e sorride. «Monica! La parmigiana coi gobbi! Perugia! Ok, rinuncio». Mi volto e chi c’è? Ronn Moss, ovvero Ridge di Beautiful. Tale e quale a trent’anni fa, ma non vedo botox o strati di plastica. No, Ridge appare al naturale, un vero miracolo della tassidermia. Quest’uomo non può avere sessantasei anni, è impossibile. Eppure.

Il nostro incontro con Monica Bellucci al Festival Filming On Italy di Los Angeles.

Giacca beige sgualcita, jeans, anfibi e gioielli navajo, Ridge sta parlando di musica con una mia amica e vengo presentata, così scopro che è un bassista, che suona spesso in città, e a breve partirà per un tour in Belgio dove si dividerà tra uno show teatrale e concerti. «Scrivo pezzi miei ma faccio anche qualche cover per omaggiare i grandi che non ci sono più». Sicura che parlasse di Tom Petty, conferma i sospetti menzionando Free Fallin’ ma anche Space Oddity di David Bowie. Poi mi parla di quella volta che, a sedici anni, è andato a un concerto di Crosby, Stills, Nash e Young senza biglietto, sperando in chissà quale miracolo. E fu testimone di una scena assurda: il tizio della security non riconobbe Neil Young e non voleva farlo entrare. «Lui era gentilissimo ma quello non ci sentiva proprio, così a un certo punto sono dovuto intervenire: “Hey, quest’uomo deve suonare su quel palco tra dodici minuti, fallo passare!”». Lo convince. Neil entra e appena varcata la soglia, si volta e col dito fa cenno al teenager Ridge di seguirlo.

Ronn Moss con Peter Beckett, socio della sua band, i Player.

Poi mi racconta di quando è andato a vedere Joni Mitchell con una rosa per dargliela a fine show. È timido, ci ripensa, ma il suo amico lo spinge a fare la fila per aspettarla. Prima incontra Graham Nash, ai tempi fidanzato della Mitchell (Ridge, non credo tu fossi già così grande: era il 1968!), poi arriva lei. Qualcuno le porge un cesto enorme di rose e lui si sente un poco pirla avendone solo una in mano. Lei però si accorge della scena, posa le rose nella limousine e come Neil, gli fa un cenno col dito per dirle di avvicinarsi. «Capisci? Sono stato graziato due volte!», dice ancora estasiato dal ricordo. «Possiamo fare una foto? È per mia madre», le chiede la mia amica. «Se avessi un dollaro per ogni persona che ha detto questa esatta frase, sarei miliardaria!», scherza la moglie di lui, Devin DeVasquez, che nel frattempo ci ha raggiunti. Io invece, stordita dagli aneddoti sui canadesi del cuore, mi scordo del selfie. Sarà per la prossima, ma mi par di capire che lui presenzi molti eventi di italiani in città. Allora saprò cosa chiedergli: «Ridge, how do you like Perugia?!».

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