ROMA – Vi è mai capitato, guardando alla finestra, di curiosare nelle vite degli altri, convincendovi della concretezza di atteggiamenti ed eventi, a voi di fatto sconosciuti? Nicole (Sanda Codreanu) non si nasconde, non ne ha bisogno. È una giovane scrittrice e in quanto tale, vivendo a Marsiglia, in uno spazioso appartamento completo di balcone, necessita di ispirazione. Dunque, chi meglio del seducente e misterioso vicino di casa, quasi sempre seminudo e coperto solo in parte dalle tende oscuranti, potrebbe mai garantirle il pieno raggiungimento di quella tanto ricercata e agognata ispirazione letteraria? E se poi non fosse semplicemente un giovane esibizionista, ma anche qualcosa di più e di oltre? Intanto, al piano di sopra, una donna si è finalmente e definitivamente ribellata alle violenze del marito, aprendogli la testa con una pala. Un fatto di ordinaria – si fa per dire, guardando all’oggi – violenza e tragicità, che provocatoriamente, nel memorabile e folle secondo lungometraggio da regista di Noémie Merlant, dopo l’ottimo esordio Mi Iubita Mon Amour, va a braccetto con l’anima invece spensierata, erotica e seducente propria del voyeurismo giovanile. Così comincia The Balconettes – Les Femmes au Balcon.
Con la violenza e al tempo stesso sfrontatezza ed esibizionismo tanto maschile, quanto femminile dei corpi. Gli stessi che innocentemente – o coraggiosamente? – non temono alcun giudizio, né freno, o pudore di sorta, reclamando il desiderio. Sono liberi e proprio per questa ragione, inconsapevoli dello sguardo altrui e dell’oscuro che talvolta vi si può celare. Ecco dunque che dall’aspirazione letteraria, si giunge presto al desiderio della conoscenza, dunque alla rottura del mistero e dell’anonimato, garantito fino a lì dalle tende oscuranti per lui, Magnani (Lucas Bravo) e dallo schermo del pc per lei, Nicole. Ad aiutarla nell’impresa le due coinquiline e amiche di una vita, Elise (Noémie Merlant) e Ruby (Souheila Yacoub), che nulla temono rispetto ai corpi, esibendosi anzi pienamente – c’è chi per lavoro fa la cam girl -, laddove Nicole resta invece pudica, mantenendo un alone di mistero e riservatezza, che ben s’accorda con l’animo da scrittrice. Niente più osservazione tra i balconi – il titolo internazionale, non casualmente sarà The Balconettes -, piuttosto l’ingresso diretto nella vita dell’altro. Colui che si è sempre curiosamente guardato e poi immaginato, senza mai rompere la distanza e l’apparente realtà. Si masturba infatti Nicole nel lasciare libero sfogo alla fantasia sul vicino, nello stesso istante in cui la donna del piano di sopra uccide, poiché esausta di subire e desiderosa di ricominciare.
Un contrasto di tono feroce e geniale, che guarda a Tarantino, ma che è di fatto unico e immediatamente riconoscibile e la sua firma porta il nome di Noémie Merlant. Dopodiché la svolta. La ruota gira e spaventosamente la violenza, affonda i denti sulle tre giovani donne, fino a quel momento complici e spensierate, mentre di lì in avanti rabbiose, affamate di vendetta e logorate nell’animo e nel corpo. Non lo si vede tutti i giorni un cinema così folle, sregolato e radicale, capace di mutare rapidamente dai toni spensierati della commedia leggera e sofisticata, a quelli del dramma a tinte thriller da duro e puro rape and revenge come in The Balconettes – Les Femmes au Balcon. Noémie Merlant, che qui dirige, affidandosi ad un’ottima sceneggiatura scritta dalla stessa, in compagnia della sodale Céline Sciamma, autrice tra gli altri di Ritratto della giovane in fiamme, dà vita, figlia del caos e poi del caso tipicamente Coeniano – si respira la stessa aria tragicomica e violenta di Ladykillers -, ad un cinema di istinti feroci e vitali, che a partire dalla sequenza d’apertura e poi da tutto ciò che segue, non può che risultare unico, sfrontato, provocatorio e coraggioso come pochi altri, o forse nessuno. Un film di corpi maschili martoriati e mutilati, che pur affondando nella materia Cronenberghiana del body horror, o addirittura della Troma Entertainment, tra pali che li trafiggono interamente, peni in erezione recisi e gelosamente custoditi e valigie o frigoriferi fin troppo piccoli per contenerli, perciò ulteriormente da mutilare e profanare, riesce nell’impresa rara e ardua di rendere tutto ciò ben poca cosa. Almeno di fronte all’anima femminile, quella sì realmente e dolorosamente mutilata, devastata e annullata dalla violenza sessuale maschile.
Inevitabilmente abietta, dominante e vergognosa. Merlant, da giovane autrice sempre più promettente e fin da ora magistrale, si dimostra capace di farci sorridere di gusto rispetto al male visivo, estremo e fumettistico, a danno degli uomini, seppur feroce e profondamente immorale. Poiché ciò che ci – e le – addolora di più, non è il sangue, né tantomeno le mutilazioni, bensì lo spegnimento profondo di vita e di sguardo, dunque d’amore, che colpisce e coinvolge inevitabilmente, ciascuna delle vittime innocenti di stupro e abuso sessuale dentro e fuori dal film. Perpetrato da coloro che in quest’ultimo, vengono finalmente fatti a pezzi, letteralmente. Gli stessi uomini, che nelle vesti proprie dei fantasmi, qui logore, macchiate (e marchiate), ma mai tragicamente dimenticate dalle loro vittime, aleggiano instancabilmente lì dove la violenza si è svolta, sulle scene del crimine, che non essendo state mai considerate tali, vengono attribuite ancora e per sempre alle vittime. Ecco perché la feroce e doverosa ribellione, ecco perché la mutilazione. Commedia, erotismo, rape and revenge, body horror, ghost story ed emancipazione femminile. The Balconettes – Les Femmes au Balcon è un cult assoluto, che avrebbe messo d’accordo due autori estremamente differenti e distanti tra loro come Bernardo Bertolucci e John Waters. Per il primo è troppo tardi, al secondo invece questo film dovrà giungere per forza. Torna perfino il Jean-Pierre Jeunet di Delicatessen, seppur gloriosamente kitsch, camp e pulp, a braccetto con i toni del cinema di Almodóvar e Russ Meyer. Che follia, che sorpresa!
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