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Dal set con Maggie Gyllenhaal al Sundance: la scommessa vinta di Sara Colangelo

Hot Corn ha intervistato la regista vincitrice al Sundance con Lontano da qui. Disponibile su CHILI

Sara Colangelo alla presentazione del film a Londra.

NEW YORK – Maggie Gyllenhaal è Lisa Spinelli, una maestra d’asilo, che passa le giornate tra Manhattan e Staten Island. Parker Sevak è Jimmy, un suo alunno. Lisa, che porta sulle spalle una famiglia annoiata, è innamorata della poesia. Peccato che, come compositrice – dicono – non sia così brava. Folgorante è, invece, il piccolo Jimmy che sembra avere una dote innata per la parola. Un film di sogni e bellezza, semplicità e desideri, Lontano da Qui – disponibile su CHILI – è diretto da Sara Colangelo, italiana adottata dagli States – vive a Brooklyn, con la sua famiglia, dopo gli studi alla Brown University e un Master alla NYU’s Graduate Film Division –, che allo scorso Sundance Film Festival ha vinto, con il film, il Premio per la Miglior Regia. Lontano da Qui, racconta a Hot Corn la Spinelli, «È un film a cavallo dell’ingenua follia e della speranza di una donna che lotta contro le difficoltà del mondo». Così, tra un saluto al regista (amico) di A Ciambra, Jonas Carpignano, e una bella riflessione sul rapporto tra grande e piccolo schermo, ecco la nostra chiacchierata con uno dei talenti più nitidi del panorama cinematografico attuale.

Sara Colangelo sul set del suo primo film, Little Accidents.

MAGGIE «Quando scrivo una sceneggiatura, non penso ad un attore o ad un’attrice per la parte. Un processo del genere, credo, può limitare l’immaginazione. Ma, una volta finita la sceneggiatura, Maggie mi è venuta immediatamente in mente. Pensavo avesse un’intensità e un senso di audacia che sarebbero stati perfetti per il ruolo. Maggie, è stata la prima attrice a cui mi sono avvicinata, e sono stata fortunata ad aver ricevuto una risposta positiva».

Uno scatto condiviso da Maggie Gyllenhaal sul suo account Instagram.

LA RIVELAZIONE «Il piccolo protagonista? Parker era il più giovane dei ragazzi che hanno fatto il provino per il ruolo di Jimmy, e non aveva neanche mai avuto esperienze precedenti davanti l’obiettivo. Quindi, in un certo senso, è stato un tentativo rischioso ma ero convinta che potesse essere totalmente naturale e “normale”: voleva giocare ai videogiochi o a calcio, ma allo stesso tempo aveva il dono prodigioso delle parole. Quella dualità all’interno del personaggio era incredibilmente importante per me. Abbiamo cercato di mantenere il set molto informale e intimo, così da poter continuare ad essere se stesso».

Una scena del film.

LA SALA «Penso che la sala cinematografica ci sia e ci sarà ancora per molto tempo. Niente dà quel senso di immersione. Certo, l’esperienza sarà più limitata, e sarà un evento quando si sceglierà la sala, diciamo, canonico. Sono una purista del cinema, quindi preferirò sempre l’esperienza teatrale per guardare un film, rispetto che stare a casa in pigiama davanti alla tv. Detto questo, il modello Netflix può permetterci di vedere film provenienti da tanti paesi, con un’abbondanza di generi diversi. Il che è positivo. Anzi, può anche dare a un piccolo film indipendente come il mio un pubblico enorme. È molto difficile, almeno negli Stati Uniti, competere con film di grande budget, che spesso monopolizzano i maggiori circuiti. Queste piattaforme alternative sono utili per raggiungere un pubblico più ampio e vasto».

Sara Colangelo e Maggie Gyllenhaal durante una conferenza di presentazione del film.

MADE IN ITALY «Il cinema italiano visto dall’America? Si avverte una certa rinascita, che è meravigliosa e ben meritata. Di recente, sono rimasta affascinata da Matteo Garrone e Luca Guadagnino, Alice Rohrwacher e Gianfranco Rosi. E adoro i film del mio caro amico, Jonas Carpignano».

Jonas Carpignano sul set di A Ciambra.

LA POESIA «Chi deve dire quali poesie sono buone o cattive? Penso che tutti abbiano la propensione alla poesia, e, di per sé, non penso che l’infanzia ti dia accesso speciale alla verità o alla purezza. Penso che i bambini potrebbero essere più aperti al mondo e, in alcuni momenti, più creativi perché il mondo non li ha ancora bloccati o scoraggiati. Sono certamente dei buoni osservatori. Ma, allo stesso tempo, direi che la socializzazione, il dolore e la gioia, l’amore degli adulti, tutte le cose complicate e disordinate della vita, siano un foraggio incredibile per un artista. Se non hai vissuto una vita piena, allora cosa c’è da scrivere, dipingere o comporre?».

Un’immagine di Lontano da qui.

SOGNI E SPERANZE «The Kindergarten Teacher è un film su una donna che ha nutrito gli altri per tutta la vita, e ora sta disperatamente cercando di liberarsi dalla sua esistenza pubblica, per partecipare al processo artistico. C’è follia e speranza e, in un certo senso, anche ingenuità per questa sua missione. E sì, la speranza è uno strumento drammatico importante nella narrazione. Mi piacciono i personaggi che sperano e cercano di battere le difficoltà, sia che si tratti di un film hollywoodiano o di un film d’autore. Tutto ciò fa sì che il buon cinema guardi le persone psicologicamente vive e vibranti, che stanno cercando di risolvere un problema. Nel caso di Lisa, la sua speranza e aderenza al principio è in definitiva ciò che la annulla. Rendendola, quasi, una figura da tragedia greca…».

Qui potete vedere il trailer di Lontano da Qui:

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