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Nel Nome del Padre: dieci grandi papà per dieci grandi film

Da Ethan Hawke a Robin Williams: ecco la selezione dei 10 papà del cinema che amiamo di più

Affettuosi o assenti, veri o putativi, modelli di comportamento o cattivi maestri, capaci di reinterpretare una vecchia canzone e trasformarla in una lezione di vita oppure di travestirsi da tata pur di vedere i propri figli. Molto spesso il cinema ha raccontato il significato di essere padre, non ultimo il cult di Richard Linklater, Boyhood, con un grande Ethan Hawke, ma indimenticabile fu anche l’Albert Finney di Big Fish. Ecco qui di seguito allora i dieci papà cinematografici scelti dalla redazione di Hot Corn – con il cuore, ovviamente – e se poi volete (ri)vederli, allora andate su CHILI perché qui trovate una nostra ampia selezione dei migliori titoli paterni.

 

#1 Ethan Hawke in Boyhood

Forse non sarà il migliore padre possibile, ma di sicuro è uno dei più autentici e struggenti. Sembra ancora di sentire le note della canzone Hero quando si pensa al capolavoro di Richard Linklater. E nel cuore rimangono momenti di indelebile educazione paterna: dalle domeniche pomeriggio trascorse insieme parlando di primi amori ai cartelloni elettorali di McCain tolti, dai viaggi con le nuove fidanzate alle conversazioni sui migliori film dell’estate.

#2 Albert Finney in Big Fish

Credere oppure no alle incredibili avventure di papà? Non importa, quello che conta sono gli insegnamenti che si nascondono dietro alle storie e la certezza di aver cercato di trascorrere la migliore delle vite possibili. La summa della poetica di Tim Burton: la fantasia e l’immaginazione ci salveranno.

#3 Robin Williams in Mrs. Doubtfire

Un Robin Williams completamente irrefrenabile è la tata dei sogni Euphegenia Doubtfire, geniale travestimento per continuare a passare del tempo con i propri figli. All’apparenza una commedia garbata e innocua, in realtà una prova d’attore gigantesca su un tema spinoso come il divorzio e l’affidamento.

#4 Johnny Depp in Neverland

James Matthew Barrie, lui senza dubbio il migliore dei padri putativi. Ecco come nasce Peter Pan: affrontando i dolori della perdita, e provando a sublimare la sofferenza in creatività. Tante lacrime, pure troppe, ma è uno di quei film a cui si può soltanto volere bene e Depp è perfetto.

#5 Tom Hanks in Era mio padre

La fuga impossibile di un padre e un figlio da un killer psicopatico, ingaggiato dalla mala irlandese per ucciderli. Basato sull’opera a fumetti di Max Allan Collins, un gangster movie sui generis, dallo stile classico, con papà Hanks rassicurante e affettuoso ma anche lucido e glaciale.

#6 Kevin Costner in Un mondo perfetto

Un’altra fuga disperata, quella del fuorilegge Butch Haynes che si trova da solo con l’ostaggio, il piccolo Phillip, per le strade di un’America cinica e che non dà spazio alla possibilità di un sentimento estraneo al canonico nucleo famigliare. La storia di un adulto e un bambino, padre e figlio mancati: che mazzata.

#7 Bill Murray in Broken Flowers

Amara e irresistibile pellicola di Jim Jarmusch sui rimorsi e i pentimenti di un indefesso dongiovanni, ora cinquantenne solitario: sullo sfondo, tutte le possibili donne abbandonate, i possibili figli non avuti, il desiderio di una paternità forse tardiva. Murray in uno degli apici interpretativi della sua carriera.

#8 Stephen Graham in This is England

Combo non è un vero papà, ma il punto di riferimento di una cattiva educazione, razzista e nazionalista, non priva di affetto sincero. Una pagina di storia britannica contraddittoria e densa di emozioni eclatanti: gli estremismi come rifugio dal mondo. «Se hai voglia di piangere o di menare le mani, puoi contare su di me».

#9 Gene Hackman ne I Tenenbaum

Royal si finge malato terminale per riconquistare l’amore della moglie e l’affetto dei figli. Forse in parte ci riuscirà, nonostante sappia che sarà per sempre ricordato come un grandissimo bastardo. Un Hackman ironico e cialtrone, sublime e malinconico.

#10 Pete Postlethwaite ne Nel nome del padre

Un altro esempio di educazione sbagliata: quella terroristica, tra le file dell’IRA. In realtà, si trattò di uno scandaloso errore giudiziario, ma il carcere servì a Giuseppe e Gerry Conlon per avvicinarsi e capirsi di più. L’Irlanda come eredità genitoriale, legame maledetto che porta con sé orgoglio e sangue.

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