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La geniale follia di Mickey Rourke e quel talento mai veramente riconosciuto

Da Rusty il selvaggio a The Wrestler fino a Roman Polanski con The Palace: la grandezza di un mito

Mickey Rourke in L'anno del dragone, capolavoro anni Ottanta firmato Cimino.

MILANO – Tra gossip, opinioni e critiche feroci, una caratteristica fondamentale della carriera di Mickey Rourke non è mai stata evidenziata: la qualità. Preceduto dalla fama di bello e impossibile, di pugile incompiuto, di mostruoso esempio di chirurgia plastica, il ritorno al grande cinema in The Wrestler e la nuova ondata di popolarità dovuta ai Sin City e a I Mercenari hanno rischiato di oscurare la filmografia di un attore che – negli anni Ottanta – ha avuto il pregio di far convivere un intossicante fascino maschile con interpretazioni tormentate e memorabili. Un esempio? Provate a recuperare oggi un cult come Rusty il selvaggio di Francis Ford Coppola (lo trovate in streaming su Prime e Apple TV a noleggio), dove Rourke era “quello della motocicletta”, figura mitica per il fratello minore Matt Dillon e destinata a una fine drammatica.

Rourke con Matt Dillon in Rusty il selvaggio. Era il 1983.

E poi pensate, subito dopo, a un altro cult: L’anno del dragone di Michael Cimino, da sempre troppo sottovalutato, praticamente un western-noir avanti anni luce, che anticipa i temi della violenza e del melting pot, ribaltando l’immagine di un’America accogliente e inclusiva. E finora nessuno meglio di Rourke è riuscito a indossare tanto bene i panni di Hank Chinaski, alter ego di Charles Bukowski, dedito alla dissoluzione, all’alcol e alle donne, completamente privo di autostima: recuperate anche Barfly – Moscone da bar di Barbet Schroeder (ma in streaming non esiste), perché è il primo ruolo che rispecchia l’uomo Mickey, autentico e trasparente al punto che verrebbe da pensare si tratti di un film sul suo privato, dimenticandosi che in realtà è un adattamento autobiografico dell’autore americano.

Con Faye Dunaway in Barfly, 1987.

Basta così? No, anzi: andate anche a ricercarvi Angel Heart – Ascensore per l’inferno, tra i migliori lavori di Alan Parker, tra Raymond Chandler e l’horror satanico: oggi sembra un’allegoria della parabola autodistruttiva di Rourke. E che dire del dimentoicato Johnny il bello, firmato Walter Hill (questo potete vederlo in flat su Prime Video), dove è un criminale devastato da malformazioni facciali che, con un nuovo volto e una diversa identità, cerca di rifarsi una vita? Ed era solo il 1989, vent’anni prima del film-confessione di Darren Aronofsky. Vogliamo ribadire l’effetto Rourke sul popolo femminile? Date una sbirciata veloce a Nove settimane e mezzo, per avere una vaga idea di quanto eccitasse le fantasie di Kim Basinger, all’epoca una delle donne più belle del pianeta.

Con John Lone ne L’anno del Dragone, capolavoro assoluto. 1985.

L’oblio personale di Rourke degli anni Novanta è noto a tutti, la sua dissoluzione anche, e la ritrovata fama nel terzo millennio forse è un po’ sospetta, a metà strada tra il rispetto per l’icona del passato e il divertimento per il freak. Poi negli ultimi dieci anni lo abbiamo visto trascinarsi un po’ ovunque, da film di serie B come Bastardi di guerra a fianco di altri reduci anni Ottanta come Dolph Lundgren e Luke Goss alla riscoperta della Marvel (paradosso) in Iron Man 2, fino a The Legion dove appare con una benda sull’occhio e anche a cose più preziose come l’episodio con Toni Garrn in Berlin, I Love You (ve ne avevamo parlato qui in una puntata di Cinetrips).

Con Darren Aronofsky sul set di The Wrestler, 2007.

Eppure, nonostante tutto, nell’attesa di osservarlo diretto da Roman Polanski in The Palace – che sarà a Venezia – serve rivederlo, ancora e ancora, in The Wrestler. Lui, a testa alta, distrutto, affaticato, perdente in quel capolavoro che abbatte le barriere tra finzione e realtà, degno vincitore del Leone d’oro del 2008 (ma a lui fu negata la Coppa Volpi come attore, andata a Silvio Orlando per Il papà di Giovanna di Pupi Avati) e che sempre e per sempre sarà un colpo al cuore: «So quello che faccio e questo è l’unico posto dove non mi faccio del male. Al mondo non gliene frega un cazzo di me». «Ma io sono qui, non significa niente per te?». «Questo è il mio mondo. Devo andare…».

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  • Se invece volete altri Hot Corn Legends, li trovate tutti qui.
  • VIDEO | Qui Mickey Rourke nel trailer di The Palace di Polanski:

 

 

 

 

 

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