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Via Con Me | L’eleganza di un documentario a forma di Paolo Conte

Un semplice documentario? No, Via con me è (anche) un viaggio in un altro mondo. Su RaiPlay

Con quella faccia un po' così: Paolo Conte in una scena del documentario.

MILANO – C’è chi descrive un paesaggio per costruire una trama. Chi sogna melodie per regalare emozioni. E poi, là in mezzo, ecco Paolo Conte, che fuma una sigaretta prima di cominciare e in un colpo solo avvolge il pubblico dentro un viaggio di colori, racconti e note. Classe 1937, nato ad Asti da una lunga dinastia di notai, si diploma al classico, termina gli studi in giurisprudenza diventando avvocato per cominciare a lavorare nello studio di suo padre. Ma non accadrà mai, perché il richiamo della musica non gli darà tregua, lo turberà, ne sarà distratto e affascinato e lui sarà come un «macaco senza storia». Comincia così Paolo Conte – Via con me – lo trovate ora in streaming su RaiPlay – che in realtà più che un semplice documentario, è un viaggio intimo con la voce narrante di Luca Zingaretti.

«Dite a me?». Paolo Conte in azione. Foto di Daniela Zedda.

Quella di Paolo Conte con la musica è una storia d’amore. Impara a suonare prima il trombone, poi il vibrafono, fino alla folgorazione: lo swing. Fu così che a un certo punto irrompe la sua arte, un’arte potente, innovativa, pur senza mai tradire la tradizione, capace di risolvere quella valigia di perplessità che ognuno di noi porta. Scrive successi per grandi interpreti, si nasconde, regala sogni a chi è capace di raccontarli. Canzoni come La festa, La coppia più bella del mondo e Azzurro vengono affidate a Adriano Celentano che le porta nella storia della musica. E poi Sudamerica, Bartali, Un gelato al limon e l’amicizia col genio, un altro genio: Enzo Iannacci. Ma ecco la svolta: a metà anni Settanta, l’autore diventa volto, la sua arte si trasforma, da creatore di sogni diventa avvocato difensore delle sue canzoni. E da quel momento, quell’italiano allegro – più o meno – sarà regista e interprete delle immagini che creerà, eroe della sua stessa musica.

La Saga del Mocambo. Foto di Dino Buffagni.

Nasce la Saga del Mocambo, lui finalmente protagonista delle storie. Il suo alter ego, sornione, sempre al riparo del suo impermeabile (su cui piove così bene), orso burbero dalla voce che fa svenire le donne, uomo universale nel suo particolare. «Che sarebbe tanto piaciuto a Fellini», dichiara lui sincero. Così Paolo Conte – Via con me di Giorgio Verdelli ecco che diventa dichiarazione di fedeltà che ogni artista regala al cantautore, una pellicola che segna un cammino tra le parole delle canzoni, un film per le orecchie che entra dentro portandoci via, come un’onda. E nelle ultime battute, un omaggio unico, uno stralcio di conversazione con Andrea Camilleri: «Di lei, maestro», gli dice Conte, «avrei rubato volentieri l’arte di mescolare trama e poesia». Ed è Camilleri a chiudere il cerchio con la definizione definitiva: «Paolo Conte? L’eleganza dell’intelligenza». Sipario.

  • VIDEO | Qui per il trailer:

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