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L’ultimo Yakuza (First Love), amore e violenza secondo Takashi Miike

I limiti umani secondo la poetica personale di un autore controverso. Lo trovate in digitale su CHILI

L'ultimo Yakuza (First Love), amore e violenza secondo Takashi Miike

MILANO – È difficile trovare una persona nell’industria cinematografica orientale più folle e anarchica di Takashi Miike. Una carriera trentennale, più di cento progetti artistici (divisi in più di sessanta lungometraggi distribuiti in sala, più di venti direttamente in home video e moltissimi episodi di serie televisive), un artista talmente anticonvenzionale e anticommerciale che la notorietà e la fama è arrivata dopo il trentesimo film a causa di uno stile estremo esasperato verso il limite della sopportazione visiva e fisica, Takashi Miike è semplicemente uno di quei rari artisti da abbracciare o lasciare perché è talmente polarizzato verso un’idea e un’estetica personale che non può fare altro che inorridire o stupire. L’uso di una violenza così eccessiva e illogica, caratteristica che ha influenzato il cinema di Tarantino e di numerosi cineasti, inserita in un contesto sociale crudo e reale come quello giapponese rende i suoi lavori inaccessibili al grande pubblico occidentale, disabituato a un cinema così fuori da ogni schema visivo e narrativo.

Takashi Miike sul set di L'Ultimo Yakuza
Takashi Miike sul set di L’Ultimo Yakuza

In Europa e soprattutto in Italia la quasi totalità dei suoi film è introvabile, persino i suoi capolavori come Audition, Ichi the Killer e Dead or Alive non sono stati distribuiti nelle sale italiane e ancora oggi non hanno distribuzione home video o streaming, ma Eagle Pictures insieme a Leone Film Group ha avuto il coraggio di portare in Italia uno degli ultimi e più accessibili dei progetti di Takashi Miike, First Love (tradotto L’ultimo Yakuza per cercare furbescamente di convincere il pubblico di vedere un film classico sulla mafia giapponese). Disponibile su CHILI, L’ultimo Yakuza è stato presentato a Cannes nel 2019 ed è un’avventura semplice, un atipico road movie diviso tra puri sentimenti, teste mozzate da lunghe katane e loschi affari sotterranei. Una storia costruita su due personaggi, un pugile che fa il pugile perché è l’unica cosa che sa fare, una ragazza abbandonata dal padre e costretta a prostituirsi per ripagare i suoi debiti.

Masataka Kubota e Sakurako Konishi in First Love - L'ultimo Yakuza
Masataka Kubota e Sakurako Konishi in First Love – L’ultimo Yakuza

I loro destini si incontrano per caso lungo una strada notturna, quando Leo scopre di avere un tumore al cervello e rassegnato deve smettere con la boxe e quando Ōtomo viene coinvolta dai suoi padroni in un complicato scambio di droga. Le allucinazioni della ragazza causate dall’astinenza la fanno scappare durante l’affare e sulla sua strada incontra il ragazzo deluso e distrutto da una vita troppo severa, che inconsciamente e follemente decide di aiutarla, tirare un potente destro al suo inseguitore e scappare insieme verso una libertà insperata fino a quel momento. Da quell’incontro fortuito i due protagonisti, giovani e fragili, devono affrontare un’avventura più grande di loro, una fuga da un mondo a cui non appartengono, un mondo di spietata violenza e totale infelicità. Tra folli sparatorie, inseguimenti in macchina e folli tradimenti i due ragazzi cercheranno di trovare la spinta per riprendere in mano la propria vita schivando e scontrandosi con una realtà spinta fino ai limiti del verosimile.

Yakuza Squad
Yakuza Squad

L’ultimo Yakuza è totalmente scisso in due parti: se da un lato la storia dei due ragazzi è delicata, costruita su toni intimi e personali, dall’altro la narrazione è improntata sull’esagerazione classica del regista giapponese dove inserisce i suoi peculiari stilemi folli. Ciò che fa meglio Miike è amalgamare alla perfezione questi due mondi così distanti per costruire un film che riesce a spaziare dallo Yakuza movie al dramma realistico passando alla commedia demenziale. Miike gioca continuamente con il surreale e dinamiche nettamente postmoderniste, costringe la narrazione a deviare e scontrarsi su una storia di criminalità sempre più sopra le righe e su personaggi sempre più folli e irreali per rendere ancora più reale e importante quella dei suoi due protagonisti.

I protagonisti di First Love
I protagonisti di First Love

La violenza e la pazzia vengono usate semplicemente come mezzo per spingere l’essere umano verso un limite che tiene nascosto, che altrimenti non potrebbe raggiungere e Takashi Miike le utilizza soprattutto per parlare e criticare il suo Giappone, per portare alla luce le sue crepe sociali, la crudeltà di un mondo malavitoso e approfondire concetti profondi come il ruolo della paura e l’estrema difficoltà di affrontare i demoni del proprio passato. First Love è prendere o lasciare, è immergersi in qualcosa di unico e personale, una delle poche chiavi disponibili per entrare in un cinema di rottura, provocatorio e totalmente anarchico. First Love o se volete L’ultimo Yakuza è l’occasione perfetta per conoscere Takashi Miike e decidere subito dopo se non volerlo sentire più nominare o se approfondirlo in ogni suo particolare aspetto.

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