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Jeremy Irvine: «Spielberg? Un padre. E che vacanza sul set di Mamma Mia!»

L’esordio, la politica, le prove canore con Benny Andersson: l’attore racconta il suo momento d’oro

Jeremy Irvine al Giffoni. Photo Credits: Giffoni Experience.

Se, Steven Spielberg, ti scegliesse come protagonista quando sei ancora uno sconosciuto, e puntasse su di te per un kolossal come War Horse, allora la scalata a Hollywood è di quelle assicurate. Lo sa bene Jeremy Irvine, ventottenne britannico, che da quel debutto di fuoco, non è più tornato indietro. Lo racconta al Giffoni Film Festival, in occasione dell’anteprima italiana Mamma Mia! Ci Risiamo (in sala dal 6 settembre), secondo capitolo delle avventure in musical di Donna (Meryl Streep, qui in versione teenager interpretata da Lily James) sulle note degli ABBA. A Irvine spetta un’impresa non da poco, ossia interpretare Sam da giovane (Pierce Brosnan da adulto), ma con determinazione e grande umiltà ha accettato la sfida. Vincendola.

Jremy Irvine al Giffoni. Photo Credits: Giffoni Experience.
Il sorriso di Jeremy Irvine. Photo Credits: Giffoni Experience.

HERE WE GO AGAIN «Mamma Mia? Mi spaventava l’idea di cimentarmi in un genere totalmente diverso da quelli a cui sono abituato. Non mi era mai successo che un personaggio si mettesse a cantare e ballare nel bel mezzo di un dialogo. Si è creata una tale energia che sembrava fossimo tutti in vacanza. Immaginate come sarebbe bello passare del tempo al mare d’estate su un’isola con Colin Firth e Pierce Brosnan. Un sogno!»

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Il banner di Mamma Mia! Ci Risiamo.

IL MUSICAL «Per prepararmi alla parte di Sam ho fatto incetta di musical, ma poi pensavo che avrei dovuto sottopormi ad un training intensivo per imparare a cantare e ballare. Un giorno ero in Thailandia, sul set, e mi hanno chiesto di andare a Londra per le prove, così dopo un volo infinito sono arrivato in Inghilterra alle tre del mattino, un po’ sfasato. Mi hanno detto: “Benny Andersson degli ABBA è in studio di registrazione, proprio qui di fronte. Ti andrebbe di andare a salutarlo?”. Ho risposto: “Certo, perché no? Ma non chiedetemi di cantare”. Me lo hanno assicurato, ma appena arrivato mi ha salutato e mi ha detto: “Dal momento che sei qui, proviamo qualche brano”. E così ho cantato Super Trouper, Knowing me, knowing You e Andante, Andante…».

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Lily James e Jeremy Irvine in una scena di Mamma Mia! Ci Risiamo.

FAKE NEWS «Di solito non rivedo i miei film e tantomeno mi concentro sulle critiche. So, per esperienza, quante notizie false circolano sul conto degli artisti. Ad esempio, da quando ho ottenuto il ruolo da protagonista in Fallen mi hanno sempre chiesto perché avessi accettato questa saga fantasy e invece avessi rifiutato sia la parte di Peeta in Hunger Games o Four in Divergent. La verità? Non è mai successo nulla del genere. E per la cronaca, la ragione principale per cui ho accettato la parte in Fallen è stata la presenza del regista Premio Oscar Scott Hicks».

Jeremy Irvine e Addison Timlin in Fallen.

WAR HORSE «La mia carriera? Mi considero enormemente fortunato. Steven Spielberg mi ha aperto un mondo e insegnato tutto. Con me si è comportato da maestro, mentore e padre. Se dovessi usare un aggettivo per descriverlo sceglierei “paterno”, mi ha letteralmente preso per mano e guidato attraverso tutto il processo creativo perché non avevo mai fatto un film prima di War Horse. Gli devo tutto e mi ha cambiato la vita».

Jeremy Irvine ed il cavallo Joey. Ph: Andrew Cooper, SMPSP ©DreamWorks II Distribution Co., LLC

LA POLITICA «Mia mamma si occupa di politica, non io. Ma, a parte il fatto che tutti in Gran Bretagna amiamo Megan Markle, per il resto mi sento solo di dire quanto sia tragico e doloroso che si stia spezzando il legame consolidato tra Europa e il Regno Unito, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. In fondo, sono solo un attore e mi concentro sulla recitazione, che peraltro mi ha salvato da ragazzino quando a scuola ho vissuto un periodo difficile…».

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Jeremy Irvine abbraccia i fan al Giffoni. Photo Credits: Giffoni Experience.

LE SFIDE «Le Due Vie del Destino mi ha offerto la sfida maggiore, volevo essere all’altezza di lavorare con Colin Firth – che peraltro ho ritrovato volentieri nel secondo capitolo di Mamma mia! – ma rendere anche omaggio al vero protagonista della storia, che ho conosciuto prima delle riprese. Ho perso oltre dieci chili e deciso di non usare controfigure, perché è il minimo che potessi fare per entrare nella pelle di chi ha realmente subito torture e ingiustizie».

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