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I’m Your Man | Maria Schrader e quel film da riscoprire sulla vera natura dell’amore

Presentato a Berlino, l’opera esplora la relazione tra una donna e un automa. Possibile?

I'm You Man, perché riscoprire il film di Maria Schrader
I'm You Man, perché riscoprire il film di Maria Schrader

MILANO – L’uomo perfetto? Non esiste. Allora perché non costruirlo in laboratorio? Avere la possibilità di programmare il partner dei sogni, in fondo, è solo uno stadio evolutivo più estremo delle attuali App di dating. Ma sarebbe in grado di renderci felici? L’attrice tedesca Maria Schrader ha ripreso in mano la macchina da presa (appena posata dopo Unorthodox, miniserie targata Netflix che ha avuto un ottimo successo) per tentare di rispondere a questa domanda. I’m Your Man è una love story sui generis, che si inserisce in quel ricco filone di film incentrati sulle relazioni sentimentali tra umani e macchine. Da Metropolis a Blade Runner fino a Her ed Ex Machina, il cinema continua a interrogarsi sul grado di umanità delle intelligenze artificiali, spesso esplorando una delle più essenziali caratteristiche dell’uomo: l’amore.

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Maren Eggert e Dan Stevens nel film

Partendo da un racconto di Emma Braslavsky, Schrader mette in scena per I’m Your Man una commedia romantica atipica fin dal primo secondo. L’incipit – vagamente lynchano – ci mostra una donna che, stranita, partecipa ad un appuntamento con uno sconosciuto. Siamo all’interno di un locale piuttosto stravagante, tutti ridono e ballano, ma la donna continua a mettere in difficoltà l’uomo con domande esigentissime. Quest’apertura surreale è presto spiegata: Alma (Maren Eggert) sta sperimentando un prototipo di androide fatto su misura per lei (Tom, interpretato da un robotico Dan Stevens, perfetto con il suo charme inglese e l’aria impostata). Un’azienda ha fornito a Tom le caratteristiche estetiche preferite da Alma, oltre ad un algoritmo che si adatterà a lei man mano che i due verranno in contatto.

Sul set di I'M Your Man
La regista Maria Schrader sul set di I’M Your Man con i due protagonisti.

Fin da subito, Alma appare scettica. Capiamo che scettica lo è stata per tutta la vita: devota al suo lavoro di archeologa ricercatrice al Pergamon di Berlino (location di qualche sequenza notevole per l’ottima fotografia), atea fin da adolescente, circondata da pochi affetti. Incredibilmente, sembra condurre un’esistenza più robotica dell’animo della sua controparte maschile. Il rapporto che si instaura tra Alma e Tom è altalenante: lui cerca di essere l’uomo ideale, ma ogni sua mossa è dettata dal calcolo delle probabilità, dalle statistiche, dalla logica, e questo non passa inosservato agli occhi della donna, che non può accettare di lasciarsi andare tra le braccia di un automa.

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Un altro momento di I’m Your Man. 

La presenza di un personaggio femminile sfaccettato e senza peli sulla lingua (anche se vittima della recente urgenza di attribuire traumi pregressi a chiunque) è sicuramente uno dei punti di forza del film. Schrader delinea la figura di una protagonista tenace, indipendente, munita di solide convinzioni. Paradossalmente, qui è l’essere umano a trasformarsi in macchina, a sentire il dovere resistere alle pulsioni naturali per non cadere nella trappola di un amore recitato. Il dilemma etico davanti al quale I’m Your Man ci pone è capitale: pur di avere la possibilità di essere felici, possiamo chiudere un occhio sulla natura dell’amore? Siamo pronti a raccontarci una bugia, a vivere una farsa? Il tema può sembrare un po’ visto e rivisto, eppure la salsa in cui Schrader ce lo propone è fresca e attuale.

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Qui il trailer ufficiale del film:

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