ROMA – Chi è Claudia? E perché proprio lei, una documentarista portoghese, vuole girare un film su Fellini? Che c’entra? E ancora: cosa sono quelle tracce del Libro dei Sogni? E se fosse il sogno l’unica vera realtà? Parte da una lunga serie di domande l’affascinante Fellini e l’ombra, documentario di Catherine McGilvray che esplora il lato oscuro del genio e che arriverà in sala il 17 gennaio grazie a Luce Cinecittà, che lo distribuirà in un tour di proiezioni evento, accompagnate dalla regista. Ma andiamo con ordine: cos’è esattamente Fellini e l’ombra? Un’indagine su uno dei molti segreti di Fellini, che punta la lente sul rapporto tra il regista e il suo analista, il dottor Ernst Bernhard, pioniere dell’analisi junghiana. Così, attraverso un racconto che mescola docufiction, filmati d’archivio e animazioni ecco emergere un nuovo aspetto di una figura che non smette di affascinare nonostante siano passati quasi trent’anni dalla sua scomparsa.

«Fellini incontrò la psicologia analitica di Jung grazie un terapeuta d’eccezione», rivela la regista Catherine McGilvray. «Il suo nome era Ernst Bernhard, anima nascosta della cultura del secondo dopoguerra a Roma, che intorno agli anni Sessanta ebbe grande influenza su intellettuali e artisti come Giorgio Manganelli, Natalia Ginzburg, Adriano Olivetti, Luciano Emmer e Vittorio De Seta». Ma Bernhard divenne però per Fellini molto più di un semplice analista: fu un maestro di vita, una guida spirituale che lo sostenne nel suo lavoro tanto che uno dei molti capolavori, 8 ½, nacque proprio grazie alla loro relazione terapeutica. La sequenza finale del film, con la passerella riconciliatrice di tutti i personaggi, pare fu addirittura suggerita dall’analista.

Fellini e l’ombra regala così un’angolazione differente e una prospettiva femminile restituendo il discorso interiore di Fellini tratto dai suoi scritti autobiografici, che racconta la battaglia universale di un artista tra creatività e angoscia, ombra e luce. «Il mio obbiettivo?», precisa la McGilvray, «Raccontare l’inconscio creativo di Fellini, scandagliare il suo immaginario alla luce della psicologia analitica, facendone affiorare simboli ricorrenti, ossessioni, fantasmi. Non attraverso interviste e testimonianze, ma con gli strumenti della docu-fiction, così da permettere agli spettatori di identificarsi con il soggetto e di seguire il suo affascinante percorso». Imperdibile.
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