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Don’t Worry, Gus Van Sant e quella gestazione lunga vent’anni

Il film sul cartoonist John Callahan interpretato da Joaquin Phoenix? Lo trovate su CHILI

Joquin Phoenix e Gus Van Sant, sul set di Don't Worry. Photo Credit: Scott Patrick Green

Tre cowboy a cavallo nel deserto si fermano di fronte a una sedia a rotelle vuota; uno di loro esclama: «Don’t Worry, he won’t get far on foot ». Ovvero, non temete, a piedi non andrà lontano. È l’umorismo cinico e tranchant di John Callahan, il fumettista tetraplegico scomparso nel 2010 a 59 anni, oggetto dell’ultima fatica di Gus Van Sant, Don’t Worry, disponibile su CHILI. Nel ruolo di Callahan è Joaquin Phoenix, di nuovo in team con l’eclettico regista americano che per primo l’ha scoperto nel 1995, offrendogli un ruolo a fianco di Nicole Kidman in To Die For.

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Scorretto, irriverente, geniale: John Callahan

Con una serie di flashback, la storia di Van Sant parte dall’incidente in auto che ha reso il fumettista tetraplegico a ventuno anni dopo una notte passata a bere con un amico sbruffone (Jack Black) e si concentra sul faticoso percorso di riabilitazione aggravato dalla battaglia contro l’alcolismo, nemico di Callahan sin da ragazzino. Infelice da sano, troverà la redenzione da invalido, scoprendosi un fumettista ispirato. Se il regista di Milk e Good Will Hunting è un maestro, nel rovistare dentro la psiche sofferente di uomo che lotta contro i proprio demoni, è l’ennesima performance fenomenale di Joaquin Phoenix a tenerci incollati allo schermo. Nonostante quella parrucca rossa che (i peggiori acconciatori nell’industria?) gli hanno messo in testa. «Non conoscevo John Callahan finché Gus non mi ha dato un suo libro. L’ho trovato subito divertente ma al tempo stesso nascondeva una grande sensibilità» dice Phoenix, ospite insieme al regista alla premiere del cinema ArcLight di Hollywood.

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Joaquin Phoenix nei panni di Callahan.

Per ricostruire le vicende, oltre all’omonimo libro di Callahan, Van Sant, fan del fumettista sin dagli Anni Ottanta, ha utilizzato anche le sue personali sei ore di video intervista con l’artista. «Sono state cruciali per calarmi nel personaggio – ammette Phoenix. – Ho scoperto che ciascun individuo reagisce in modo differente a un incidente del genere e anche con lo stesso tipo di invalidità, le condizioni motorie variano parecchio». Van Sant definisce Callahan uno storyteller a cui a volte piaceva abbellire i propri racconti a scapito della loro accuratezza: «Ma ricordo bene di come sfrecciasse a 30 km all’ora sui marciapiedi delle strade di Portland con la sua sedia a rotelle motorizzata. Spesso cadeva a terra ma immagino fosse il suo modo di divertirsi».

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Joaquin Phoenix e Jonah Hill in una scena di Don’t Worry.

La gestazione del film ha avuto inizio nel 1997 sul set di Good Will Hunting sotto invito di Robin Williams, allora presunto protagonista. «Il progetto è poi andato disperso tra gli archivi della Sony». Noto per lasciare grande libertà agli attori, Van Sant negli anni avrebbe poi rimesso le mani allo script una seconda volta ma solo nel 2015 il progetto si è concretizzato, stavolta pensato su misura per Joaquin Phoenix. «John ci teneva molto a questo film; ricordo che un giorno mi disse: saremo tutti morti per quando sarà girato. In parte ha avuto ragione» ammette il regista. «Discutevamo anche su chi avrebbe dovuto interpretarlo; lui avrebbe voluto l’attore più famoso al mondo».

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Joaquin Phoenix e quegli sketch.

Nel cast brilla anche Jonah Hill, divertente e toccante nei panni di Donnie, guida di John Callahan durante le sessioni con gli alcolisti anonimi. Nel piccolo gruppo AA che porterà il protagonista alla salvezza, Van Sant infila anche due delle donne più cazzute del rock contemporaneo: Beth Ditto, attrice rivelazione, e Kim Gordon (meglio al basso che davanti alla telecamera). La terza è la riot girrrl Carrie Brownstein, già autrice e attrice di Portlandia, qui nel ruolo più antipatico della rappresentante per i sussidi sociali Suzanne. «Non esistono scene semplici nei miei film» sentenzia Van Sant dal palco dell’ArchLight prima di congedarsi. «Se non sono difficili, aspetto finché non succede qualcosa di eccitante, in modo che lo diventino…».

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