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Calibro 35: «Scacco al maestro, la nostra lettera a Ennio Morricone. Tra Matt Bellamy e Diodato»

Il suono. Quel primo brano. Gli scacchi e le collaborazioni. La band racconta il nuovo disco

Calibro 35
I Calibro 35 in versione Scacco al maestro.

MILANO – Il West e la fabbrica, i pugni chiusi e le mani aperte. E poi il fischio, quel film di Elio Petri, Solange e Svegliati e uccidi di Carlo Lizzani. Quanto può essere difficile rinchiudere dentro un disco di dieci pezzi il genio di Ennio Morricone? Molto, moltissimo, una sfida quasi impossibile a meno non si abbiano le idee (molto) chiare come i Calibro 35 che in Scacco al maestro – Volume 1, nuovo disco appena uscito, riescono a rendere omaggio in modo davvero unico a Morricone con due ospiti d’eccezione: Matt Bellamy dei Muse e Diodato. In quest’intervista, Massimo Martellotta spiega a Hot Corn la genesi del viaggio.

I Calibro 35 in formazione ufficiale: Rondanini, Gabrielli, Martellotta, Cavina & Colliva.

IL PROGETTO – «No, non è solo un disco, per noi Scacco al maestro rappresenta una sorta di chiusura del cerchio con Ennio Morricone. Ricordo che, per rompere il ghiaccio, durante la prima sessione in studio nell’estate del 2007 ci mettemmo proprio a suonare un suo pezzo, meno noto, Trafelato, da un vecchio film del 1971, Giornata nera per l’ariete di Luigi Bazzoni. Fu la prima cosa registrata dai Calibro che, in fondo, fu anche una dichiarazione d’intenti, ripensandoci ora. Ma in questi quindici anni ci siamo trovati molto spesso a incrociare il terreno sonoro con Morricone, è sempre stata una figura ricorrente nel mondo dei Calibro 35 e ogni volta abbiamo scoperto dei dettagli che magari prima non avevamo colto».

IL DISCO – «Fare la tracklist di un materiale enorme come la discografia di Morricone è ovviamente difficile, non a caso questo è solo il primo volume. Siamo partiti da un singolo come La classe operaia come singolo, (potete ascoltarlo in fondo all’articolo, nda) perché anche sonoramente ha stilemi che fanno parte del nostro timbro, penso a quella chitarra particolarmente rumorosa. Poi abbiamo voluto coinvolgere due ospiti: Matt Bellamy dei Muse, con cui il nostro Tommaso Colliva ha collaborato spesso, che su Arena suona la chitarra e fa il fischio. Poi Diodato, che abbiamo trasformato nel nostro Edda Dell’Orso, visto che ha quel tipo di vocalità e che qui fa C’era una volta il West».

Due dettagli delle copertine disegnate dall’artista SoloMacello.

IL MIO ENNIO – «Qual è l’Ennio Morricone che preferisco? A me è sempre piaciuto il modo in cui lui passava da un pensiero all’altro in modo non istintivo, ma sempre progettuale. In Morricone trovi sempre un senso logico, dalla scelta dei timbri all’utilizzo di un elemento sonoro come il fischio. C’è sempre un’idea forte in ogni cosa che ha scritto. Se studi bene quello che ha fatto vedi il puzzle che ha composto. Non a caso il nostro tributo si chiama Scacco al maestro, perché Morricone aveva una profonda passione per gli scacchi, era quasi un professionista, ed è un altro elemento che fa capire il personaggio».

IO E I CALIBRO – «Il nostro viaggio? Quindici anni fa forse no, non avrei immaginato che il progetto Calibro 35 potesse andare così lontano, ma che potesse essere un progetto che aveva un senso e una sua solidità sì, da sempre. Da subito. Ci abbiamo creduto e, non a caso, oggi è anche il mio progetto principale. Le sfide sono tante, una l’abbiamo vinta da poco scrivendo la soundtrack per una serie come Blanca, un prodotto RAI di prima serata, per un pubblico che non è il nostro. Eppure ha funzionato, il regista Jan Maria Michelini ci ha voluto da subito e ci ha coinvolto dal primo momento…».

  • SOUNDTRACK | La nostra sezione dedicata alle colonne sonore
  • VIDEO | Il video de La classe operaia va in paradiso:

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