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L’angelo del crimine | Luis Ortega, il passato e il volto oscuro dell’Argentina

La storia vera di un serial killer per un thriller da recuperare in streaming. Ecco perché…

MILANO – Per la nostra lunga serie di Re-Visioni da recuperare in streaming (le trovate tutte qui), oggi seguiamo la storia di Carlos (Lorenzo Ferro), un ragazzo di diciassette anni. Vive con i suoi genitori in Argentina dove ha appena iniziato a frequentare un istituto tecnico dopo un periodo passato in riformatorio per «un malinteso». Sembra uscito da un quadro rinascimentale con quei ricci biondi, le labbra carnose e l’incarnato pallido. Un angelo, sì, non fosso che quell’adolescente ama introdursi nelle case incustodite di facoltosi argentini per rubare ciò che più lo attira, poco importa si tratti di una catenina d’oro o di un vinile. Niente paragonato all’escalation di violenza che di lì a poco caratterizzerà la sua giovane vita raccontata ne L’angelo del crimine.

L'angelo del crimine
Una scena del film

Luis Ortega si ispira alla storia vera del serial killer argentino Robledo Puch, arrestato nel 1972 e condannato all’ergastolo nel 1980 per il suo film – lo trovate su CHILI –, dramma biografico presentato a Cannes qualche anno fa e poi selezionato per rappresentare l’Argentina agli Oscar. Prodotto, tra gli altri, dai fratelli Almodóvar con la loro El Deseo – che già avevano seguito il piccolo cult Storie Pazzesche, ricordate? – il film rievoca le atmosfere dei film del regista spagnolo nell’uso dei colori vivaci, della musica pop e di passaggi grotteschi e lirici che creano un cortocircuito in contrapposizione alla condotta del suo protagonista.

L'angelo del crimine
Una scena de L’angelo del crimine

Un comportamento scorretto e, per l’appunto, criminale che conta oltre dieci omicidi e quaranta furti per i quali Carlos non mostra rimorso. Un vero caso in patria, registrando al botteghino il miglior risultato della storia del cinema argentino, L’angelo del crimine richiama, anche, a tutta una cinematografia di genere che racconta la fascinazione del male alimentata, come in questo caso, dall’attenzione della stampa. Ma la storia privata e dilettuosa di Carlos serve a Ortega anche per inserire un sottotesto politico. Quello di un’Argentina che di lì a breve cadrà sotto il peso di una dittatura militare che già mostrava i primi segni della sua ineluttabile ascesa violenta. Lo stesso Paese troppo concentrato a dare la caccia a peronisti e marxisti da torturare per prestare attenzione ad un ragazzino dalla faccia pulita e le mani sporche di sangue.

  • Qui potete ascoltare un brano della colonna sonora del film:

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